venerdì 20 dicembre 2013

Dare è la migliore comunicazione

Dare è la migliore comunicazione, un commovente video da conoscere...
Uno spot che fa riflettere sul dono e la gratuità che deve caratterizzare sempre la nostra esistenza.
Il video cliccatissimo su Youtube è stato visto in originale da oltre 15 milioni di persone e successivamente, dopo essere stato tradotto in diverse lingue ha rapidamente raggiunto tutto il mondo.
Si tratta di uno spot pubblicitario dell’azienda di telecomunicazioni thailandese True Move H
Si tratta di tre minuti di rara bellezza e semplicità:

sabato 14 dicembre 2013

Lettera di un bambino a Nelson Mandela

L'Africa negli occhi di un bambino di strada. Un viaggio alla scoperta del suo paese e delle emergenze sanitarie e ambientali che lo minacciano. 

Un film on the road, attraverso le baraccopoli di Nairobi, il monte Kenya e il lago Vittoria. 

Kevin, un bambino di 8 anni, scrive una lettera a Nelson Mandela per raccontargli quello che ha visto uscendo dalla bidonville di Nairobi: un viaggio che lo porterà a conoscere i paesi circostanti, nel frattempo, siccome è analfabeta, dovrà imparare a leggere e a scrivere. 


I bisogni, le richieste, le speranze di un continente, narrate dalle comunità più povere e ignorate del pianeta.



giovedì 12 dicembre 2013

Into the wild, reazioni in classe

Un film che suscita numerose reazioni e riflessioni.
Rischiare ogni cosa nel nome della libertà?
“La felicità è in tutto ciò che ti circonda e per raggiungerla devo isolarmi in essa” dice nel film Chris, il giovane protagonista, deciso a spingere la propria ricerca oltre il limite consentito dalla natura più selvaggia.

Ecco alcune considerazioni di ragazzi di terza e quarta dell’Istituto Raineri di Piacenza che esprimono vari punti di vista.
Per Alessia:
“Una storia che parte da un vicenda vera. Vuole sottolineare fin dove ci si può spingere nella ricerca della libertà”.
Jennifer:
“Capisco la reazione di Chris nei confronti di una famiglia perbenista, dove il padre nasconde la verità al figlio sui figli fuori dal matrimonio”.
Paola:
“Considero l’esperienza di Chris un viaggio per ritrovare se stessi nella natura”.
Giada:
“Una scelta coraggiosa che suscita fascino”
Edoardo:
“Una scelta estrema che però non condivido, molto esagerata. E’ triste anche l’allontanamento dalla famiglia”.
Lorenzo invece:
“Anche a me piacerebbe stare solo ed uscire dalla realtà entrando in un mondo dove nessuna giudica le mie cose”.
Matteo:
“Capisco le motivazioni di Chris soprattutto quella di liberarsi dai beni materiali, ma da soli è impossibile vivere”.
Tommaso:
“Il mondo non gli dava soddisfazioni, il protagonista ha voluto vivere nell’essenzialità. E’ stata però una sfida, una lotta per mettersi alla prova”.
Marco:
“Sia il film che il romanzo sono stati un passaggio fondamentale anche per la mia riflessione personale.
Chris, per la sua scelta estrema, è da me ammirato anche se non condivido pienamente il suo agire.
Giacomo:
Mi ha affascinato l’abbandonare tutto di Chris. La sua scelta di vivere una vita diversa da quello che fa la normalità della gente. Ha cercato di capire se la felicità poteva costruirsela da solo, ma non c’è riuscito.
Mentre Andrea:
Non sono d’accordo sulla sua scelta, non ho capito il senso di tutto questo…


Attendiamo altri commenti….

sabato 7 dicembre 2013

Nel nome della libertà


La storia e le battaglie dell'uomo che ha liberato il Sudafrica dalla segregazione razziale.
Il documentario di Gianni Minoli ripercorre la vita e le vicende di Madiba, il grande padre dell'Africa.

"Madiba", così lo chiamavano tutti, si è spento serenamente nella sua abitazione attorniato dai familiari.
Aveva 95 anni, di cui 27 trascorsi nelle prigioni del regime sudafricano, prima della liberazione dall'apartheid e dell'elezione a presidente.


Mandela - Nel nome della libertà - Vedi il filmato







giovedì 5 dicembre 2013

The Butterfly Circus - Il circo della farfalla

"Più grande è la lotta più glorioso è il trionfo".
E' la frase più significativa ed emblematica di questo cortometraggio che ha come protagonista Nick Vujicic, il giovane senza arti, già famoso nel web per la sua grande testimonianza di vita.

Diretto da Joshua Weigel, Il circo della farfalla non utilizza solo il circo e i suoi personaggi per narrare una storia, ma veicola qualcosa di intimamente legato al tendone. Il signor Méndez è il proprietario di un circo che per caso si ferma in un luna park e visita il padiglione delle mostruosità umane: la donna barbuta, l'uomo tatuato, le gemelle siamesi... ed anche Will, appunto, che se ne sta in mostra e attende che gli amanti dello spettacolo degli orrori sfilino davanti a queste umanità mutilate e deformi. "Una perversione della natura, un uomo -- se così lo si può chiamare -- a cui Dio stesso ha voltato le spalle!", dice chi presenta il macabro show quando apre la tendina che tiene nascosto Will. Ma qualcosa cambia per un incontro inatteso, quello con il signor Méndez, che guarda Will con occhi diversi. Will prima lo rifiuta e poi lo segue. Pensa che ogni circo sia come quello che ha vissuto fino a quel momento, ma ne conosce un altro, che raggiunge i piccoli paesi con questo messaggio: "signori e signore, ragazzi e ragazze, ciò di cui ha bisogno questo mondo è di un po' di stupore". Il signor Méndez dirige un altro tipo di spettacolo, insomma, non quello che si fonda sul mettere in mostra "le imperfezioni di un uomo..." Il circo di Méndez porta in pista contorsionisti, giocolieri, acrobati, trapezisti, l'uomo forzuto... Anna, la regina dell'aria. Artisti che si "muovono pieni di forza, colore ed eleganza", qualcosa di "sbalorditivo". A contatto con loro
Will rinasce, sfidato da una frase che Méndez gli scaraventa addosso all'improvviso: "Se solo tu potessi vedere la bellezza che può nascere dalle ceneri". Ma loro sono diversi da me, ribatte Will guardando gli artisti che si muovono con le loro gambe e afferrano funi e clave con le loro mani. "Un vantaggio ce l'hai -- è la risposta di Méndez -- più grande è la lotta e più glorioso il trionfo". Che sembra la regola che percorre da sempre la pista di segatura, ma anche la legge più profonda della vita. Al circo, grazie all'arte della pista e alla umanità che sprigiona dalla compagnia di Méndez, anch'essa opera d'arte, Will subisce la metamorfosi da bruco a farfalla e spicca il volo. C'è molto realismo nella storia: Will nel circo del signor Méndez ha comunque un ruolo legato alla sua condizione umana, si getta da molto in alto in una vasca d'acqua e riemerge fra gli applausi. 
Viene presentato come qualcosa di eccezionale, un po' come succedeva nel baraccone, perché lo spettacolo va avanti e la vita pure, e bisogna pur guadagnarsi il pane. 
Ma adesso Will mostra il meglio di sé, e il pubblico è testimone di "un'anima coraggiosa mentre imbroglia la morte salendo fino a 50 metri in aria e saltando dentro alla piscina".


sabato 30 novembre 2013

La libertà in INTO THE WILD

Dopo aver visto il film con alcune classi di Agraria lascio alcuni spunti di riflessioni, tratti dalla rete, che ci serviranno in aula per approfondire il discorso.

Metafora della ricerca interiore
Un ragazzo che abbandona la famiglia e la società e si rifugia nelle remote e sperdute lande dell'Alaska per contestare la società e i suoi meccanismi stritolatori, per sottrarsi al bigottismo e all'ipocrisia del sentimentalismo borghese. Sarebbe troppo banale e, se questo fosse stato l'intento, Penn, il regista, avrebbe fallito lo scopo. 
Chris, il protagonista, si addentra nell'Alaska per trovare quello cerca, ma soprattutto per trovarsi. La natura è metafora di una ricerca interiore che ha come obiettivo la scoperta dell'autentico e del vero. Penn utilizza il viaggio di Chris in chiave simbolica, ma più che manifestare intenti di critica politica indica una strada. Ed è la strada dell'interiorità, la strada maestra dell'umanità, quella che da tempo abbiamo abbandonato, la strada del "conosci te stesso". Chris non è un isolato, ma cerca di essere "solo". Solo per sentire la sua voce più autentica. 
Disseminare la storia delle citazioni di Thoreau, Tolstoj e London è una chiara dimostrazione che l'intento del regista è quello di indicare "un nuovo modo di vedere le cose". 
 Ma la scena finale, con Crhis che muore sorridendo, è una vera e propria illuminazione. La grandezza di Penn sta proprio dalla sua capacità di raccontare una storia di "trasformazione interiore" attraverso un percorso che si dipana lungo il continente americano, la cui geografia è tradizionalmente metafora della conquista di spazi interiori. Era il vero intento di Kerouac, andando oltre la strada come retorica dell'autostop, della droga e della libertà (come libertà da divieti). Era la vera inclinazione di Thoreau, Emerson e dello stesso Henry Miller. Qualcosa di profondamente radicato nella tradizione americana e che in London ha la sua espressione più "selvaggia e naturale". 
La vicenda di Chris, una persona che si è interrogata sulla natura dei rapporti sociali e sull'inautenticità che può pervaderli, una persona che sceglie la strada della solitudine (e non dell'isolamento) per trasformarsi interiormente e per trovare una nuova consapevolezza. Raggiuntala, vorrebbe tornare nel mondo e condividerla. E' questo il messaggio di Penn: la condivisione. 
Chris, novello Cristo, dopo il deserto vuole diffondere la lieta novella. E, anche tra gli uomini, Chris raggiunge la saggezza imparando (dall'anziano signore) che nel perdono si ama veramente. E alla fine ha perdonato tutti, anche i suoi genitori. L'illuminazione è lì, in quel perdono. Chi ci vede solo la critica alla società si perde gran parte del significato di questo film meraviglioso, che ti stringe le budella e ti fa riflettere. Raccontare la ricerca della verità attraverso una storia di grande appeal non è da tutti, e Penn ci riesce alla grande.

Aspetto vostri commenti....


domenica 10 novembre 2013

Passa il favore

Un grande film per riflettere....

Un sogno per domani” (anno 2000, regia Mimi Leder, USA). 
Siamo all’interno di una scuola media americana, primo giorno di scuola. 
L'insegnante protagonista assegna un compito per casa ai suoi ragazzi di seconda media: 
“Che cosa tu puoi fare per cambiare il mondo? Mettilo in pratica”. 
Varie saranno le risposte dei ragazzi, ma in particolare quella di Trevor: 
Passa il favore!! 
Trevor è un ragazzino generoso che prende le cose sul serio. 
Seriamente decide di cambiare il mondo, prendendo spunto da quel compito. 
Decide di fare tre buone azioni ad altrettante persone che a loro volta devono ricambiare ad altre tre persone che poi lo ricambieranno ad altre persone, e così via. 

« Questo sono io, e queste sono tre persone, a cui darò il mio aiuto, … ma deve essere qualcosa di importante, una cosa che non possono fare da sole, … PERCIO’ IO LA FACCIO PER LORO… E LORO LA FANNO PER ALTRE TRE PERSONE … »
E così questo meccanismo dal nome “PASSA IL FAVORE” si espande velocemente in tutti gli Stati Uniti.
E’ una proposta che può cambiare anche il nostro mondo e migliorare il nostro futuro, basta saperla cogliere.




mercoledì 6 novembre 2013

Into the Wild

Into the Wild - Nelle terre selvagge (Into the Wild) è un film del 2007 scritto e diretto da Sean Penn, basato sul romanzo di Jon Krakauer Nelle terre estreme, in cui viene raccontata la storia vera di Christopher McCandless, giovane proveniente dal West Virginia che subito dopo la laurea abbandona la famiglia e intraprende un lungo viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere le terre sconfinate dell'Alaska.

Un film di cui abbiamo parlato in la casse dove si respira il miraggio di una libertà completamente fuori dagli schemi 
Il regista riesce a raccontare con estrema semplicità la storia di un ragazzo alla ricerca di sé stesso raccontandone i sogni, l'inquietudine e gli errori, realizzando un road movie in cui racconta con sensibilità la storia di Chris, senza farlo apparire come un martire o un eroe moderno ma raccontando semplicemente il suo viaggio verso una libertà estrema.

ENTRA nel SITO del Film
FRASI significative
 del protagonista Christopher Mccandless (Emile Hirsch)
Nella vita quello che conta non è essere forti ma sentirsi forti e se vuoi qualcosa veramente datti da fare e prendila…

La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza.

Ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto, è ovunque, in tutto ciò di cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di vedere le cose.



Vivere soltanto vivere, in quel momento in quel luogo. Senza mappe, senza orologio senza niente. Montagne innevate, fiumi, cieli stellati. Solo io e la natura selvaggia.

L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze…

Non datemi l'amore, non il denaro, non il lavoro, non la famiglia, non la giustizia, quello che voglio è la verità!


C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... 
... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale....

La libertà e la bellezza sono troppo belle per lasciarsele sfuggire…
Quando arrivi ad essere ciò che sei..
sei tutto..
Mai guardarsi alle spalle..
ogni sbaglio sara'un sassolino che ti indicherà una nuova strada ..
La vita.. in qualunque modo essa sia.. vale la pena di essere vissuta..

Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa.


Ho paura che il tempo della vita non basterà a colmare la grandezza dell'immenso nel mio cuore.


venerdì 25 ottobre 2013

La coscienza sei tu





La coscienza è il luogo interiore della verità su noi stessi.


Per chi ha fede troviamo un’autorevole descrizione della coscienza in un testo del Concilio Vaticano II: "La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza, si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo" (Gaudium et spes, 16).

Nessuno può sostituire la mia coscienza. Nessuno può vivere e decidere per me. Tuttavia la coscienza non va abbandonata a se stessa. Proprio perché essa è chiamata a riconoscere la verità, non a piegarla ai propri interessi, ha bisogno di lasciarsi guidare per il credente dalla parola di Dio.


martedì 22 ottobre 2013

Lezione di vita

La testimonianza di NICK VUJICIC

I love living life.
AMO VIVERE LA VITA. 
UN RAGAZZO NATO SENZA GAMBE E BRACCIA INSEGNA A VIVERE LA VITA IMPARANDO A RIALZARSI DOPO OGNI CADUTA. 

Il discorso di Malala all'Onu

Parole di grande effetto di una ragazza coraggiosa che ribadisce con determinazione i diritti alla libertà e alla scuola.




La penna è più forte delle spade. 

La voce delle donne spaventa chi ha paura del cambiamento e dell'uguaglianza.

La pace è necessaria per l'istruzione. 

Siamo stanchi delle guerre...L'istruzione prima di tutto....






lunedì 21 ottobre 2013

Lettera di un figlio a tutti i genitori del mondo

Non datemi tutto quello che vi chiedo.
A volte chiedo solo per riscontrare quanto posso prendere.
Non sgridatemi: vi rispetto meno quando lo fate ed insegnate a gridare anche a me.
Non vorrei imparare a farlo.
Mantenete le promesse, belle o brutte. Se promettete 
un premio, datemelo, e comportatevi così anche con le punizioni.
Non mi paragonate mai a nessuno, specialmente a mio fratello o sorella;
se mi fate apparire migliore o peggiore di altri sarò io a soffrire.
Non cambiate parere così spesso su ciò che devo fare;
siate determinati a mantenere la vostra decisione.
Permettetemi di crescere fidandovi delle mie capacità.
Se voi fate tutto al posto mio io non potrò imparare mai.
Non dite bugie in mia presenza e non mi piace che voi mi chiediate di dirle al vostro posto, neanche per darvi una mano. 
Questo mi fa sentire male e perdere la fiducia in tutto ciò che mi dite.
Quando sbagliate ammettetelo.
Questo aumenterà la mia stima per voi, mi insegnerete così ad ammettere i miei sbagli.
Trattatemi con la stessa affabilità e spontaneità che avete verso i vostri amici; 
essere parenti non vuol dire essere amici.
Non mi chiedete di fare una cosa che invece voi non fate, anche se non lo dite;
non farò mai ciò che voi dite, ma non fate.
Quando voglio condividere una mia preoccupazione con voi, non ditemi:”Non abbiamo tempo per stupidaggini” oppure: “Cose da ragazzi”;
Cercate di capirmi e di aiutarmi.
Vogliatemi bene e ditemelo. 
A me piace sentirmelo dire, anche se voi credete che non sia necessario dirmelo.
Abbracciatemi, ho bisogno di sentire il vostro amore, la vostra compagnia e la vostra amicizia in ogni momento.


domenica 20 ottobre 2013

Il mondo che vorrei

La canzone di Laura Pausini in uno splendido video.

Il mondo che vorrei 
Avrebbe mille mani 
E mille braccia per i bimbi del domani, 
Che coi loro occhi chiedono di più 
Salvali anche tu...


Heal The World

Un grande pezzo di Michael Jackson che ci ricorda il nostro impegno per un mondo migliore.

Salva il mondo, rendilo un posto migliore 
per te e per me e per l'intera razza umana 
Ci sono persone che muoiono 
se ti ci tieni abbastanza a vivere 
crea un posto migliore per te e per me 





giovedì 17 ottobre 2013

BASTA CON LE SLOT

La campagna  "basta con le slot" promossa dalle Iene (Italia1) coinvolge sette sindaci delle città più rappresentative d'Italia.
E' uno spot che mette in evidenza come questa una piaga sta distruggendo tanti giovani e tante famiglie.
Ogni giorno sorgono, nelle nostre città, nuove sale gioco..
Riprendiamoci le nostre città!!!



La storia di Malala

Ne abbiamo parlato in classe.
Malala è la ragazza pakistana che lotta per la libertà delle bambine e il diritto all'istruzione.




La storia di Malala Yousafzai è quella di tante ragazzine pachistane vittime dell’integralismo islamico dei talebani. In un giorno qualunque, mentre andava a scuola con le sue compagne viene fermata da un giovane con una folta barba e una pistola in mano. Viene colpita da un proiettile alla testa mentre le sue compagne assistono terrorizzate. L’ordine di giustiziare l’adolescente è arrivato perché, da quando aveva 11 anni, la ragazzina teneva, celata da uno pseudonimo, un diario per la BBC urdu raccontando quotidianamente le ingiustizie subite in quanto giovane donna. Il miliziano talebano è convinto di averla uccisa, ma Malala sopravvive all’attentato e reagisce con forza contro chi vuole impedirle di rivendicare il suo diritto all’istruzione. La bambina si trasforma in un simbolo di coraggio prima in patria e poi nel mondo Occidentale, che si commuove davanti alla forza di una ragazzina diventata adulta troppo in fretta. Malala il 12 luglio 2013 ha parlato al palazzo delle nazioni unite a New York lanciando un appello all'istruzione dei bambini di tutto il mondo. Ma, ovviamente, non si sono placate le minacce di morte dei talebani.

Il coraggio di Malala, figlio della voglia di normalità - A questa ragazzina diventata un’icona della lotta all’integralismo è dedicato il libro della giornalista del Corriere della Sera Viviana Mazza. Il testo s’intitola semplicemente Storia di Malala ed è edito da Mondadori. Il termine ricorrente utilizzato dall'autrice nel suo libro è "coraggio". "Descrivo Malala come una ragazzina coraggiosa perché penso che pochi alla sua età avrebbero avuto la forza di ribellarsi contro chi voleva negare il diritto all’istruzione", spiega la giornalista siciliana a Tiscali Notizie. "Il Pakistan viene spesso descritto come un Paese violento, ma c’è una vasta parte della popolazione che ha voglia solo di normalità - aggiunge la giornalista -. Ma forse questo è l'aspetto più sconvolgente, perché la violenza si contrappone e impedisce la normalità. In fondo Malala e le ragazzine come lei chiedono solo di andare a scuola e avere una vita come le loro coetanee che vivono in altri stati", aggiunge Mazza.

Le ragioni dell'ascesa dei talebani pakistani - La violenza, dove è nata la ragazzina, è il frutto dell'oltranzismo talebano. "La storia di Malala si sviluppa all’interno di una regione, la valle di Swat, dove i talebani pachistani sono riusciti ad affermarsi e oggi impongono il divieto di istruzione per le bambine e di lavorare per le donne - precisa l'autrice del libro -. Un sistema politico assente e la situazione economica hanno permesso ai talebani di ottenere consensi e crescere rapidamente nell’area, quando la popolazione ha compreso il loro oltranzismo e ha cercato ribellarsi il loro potere era ormai diventato troppo grande".
Da Tiscali.it di Andrea Curreli






lunedì 14 ottobre 2013

Liberi da...

Continuando a sviluppare il tema della libertà ci siamo soffermati sui condizionamenti. Ecco alcuni interventi di una classe terza dell'Istituto Raineri Marcora.

Partendo da questo interrogativo.
Cosa significa, nella tua esperienza, compiere delle scelte responsabili?

Alessandro così si esprime:
Compiere scelte responsabili significa essere consapevoli  di quello che si fa e di pensare che l'azione compiuta possa favorire o sfavorire qualcuno o qualcosa.

Davide:
Fare scelte che possono poi pesare nella vita futura e che possono avere altri tipi di valori. Le scelte responsabili possono avere peso nelle cose importanti.

Per Valentina:
Compiendo tutti delle scelte responsabili potremmo essere senza tutte le regole che abbiamo, potremmo essere liberi sul serio e penso che compiere delle scelte responsabili può essere difficile e si impara man mano che si cresce, fa proprio parte della nostra crescita. Tutti cerchiamo anche di evitare di prendere queste scelte che sono difficili, ma prima o poi arriva per tutti il momento per farle.

Francesco aggiunge:
Nella mia esperienza compiere è stato, per esempio, dover prendere decisioni da solo oppure collettive, per soddisfare la maggioranza del gruppo e cercare di accordarmi anche con il gruppo minore in modo che possa godere comunque della mia decisione.

Per Vittorio:
Compiere scelte responsabili significa fare le scelte migliori per ogni situazione a cui si è davanti.

L'altro interrogativo
Cosa significa, secondo te, essere davvero liberi dai condizionamenti.

Valentina propone questa considerazione:
Essere liberi dai condizionamenti dovrebbe essere ciò che facciamo tutti i giorni, ma invece tutti ci facciamo condizionare dalle persone che abbiamo intorno, dagli amici, dalla famiglia e non riusciamo a prendere delle scelte vere e proprie, chiediamo spesso consiglio agli altri che però non possono prendere le scelte al posto nostro perché quelle per una sono giuste e per l'altro possono non esserle.

Per Lorenzo:
In questo mondo non si è davvero liberi si è condizionati dalla moda e per essere accettati bisogna seguire la massa e avere dei comportamenti precisi, dare una buona impressione vestendosi bene. La libertà non esiste più si è sempre condizionati da altre persone e dalla massa per poter vivere. In realtà questo non soddisfa quella sensazione di "vivere bene" che tutti vogliono perché per questa finta libertà c'è sempre qualche imperfezione.

Riflessioni che meritano commenti....



mercoledì 2 ottobre 2013

Definire la libertà...

A dirla con Camus "la libertà non è che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù è certezza di essere peggiori".
E' questa una delle più significative definizioni di libertà, perché ci fa comprendere che la vera libertà è orientata da elementi positivi che fanno crescere la persona.
Definire la libertà però è un impresa abbastanza complicata perché e un termine molto ampio che comporta diverse considerazioni e implica numerosi ragionamenti.
Sempre con le classi terze dell'Istituto Raineri-Marcora di Piacenza siamo partiti da questo interrogativo:
Dai una tua definizione di libertà: in che cosa consiste a tuo giudizio essere liberi?
Ecco una serie di opinioni che lasciano emergere il variegato e spontaneo pensiero dei giovani .
Per Edoardo "la libertà è quando ci si sente bene: per esempio in compagnia di amici e parenti. Ti senti bene quando sai che non dipendi da nessuno e non hai compiti lavorativi da svolgere e nessun vincolo monetario. Voglio girare tutto il mondo: questa è libertà."
Anche Luca si lascia andare verso spazi infiniti:
Per me libertà significa andare dappertutto senza nessuno che mi fermi e fare quello che voglio quando voglio anche se divento un barbone".
Mentre Matteo propone una definizione di libertà in tempo di crisi evidenziando come spesso la libertà viene mortificata e negata.
"Essere liberi vuol dire poter realizzare le proprie ambizioni senza pericoli. Per esempio se io voglio o desidero comprarmi una TV nuova con tutto me stesso dovrei riuscire a risparmiare e comprarmela. Significa essere libero di fare quella scelta, invece spesso capita che non si può fare perché non si riescono nemmeno a soddisfare i bisogni essenziali..."
Marco ha ripensato ad un film visto:
"Per la definizione di libertà mi ha aiutato molto la visione di un film e la lettura dell'omonimo libro "Into The Wild". Il protagonista dice che la libertà è vera solo se condivisa. Egli la cercata nelle terre selvagge dell'Alaska ed ha capito che la libertà non è poter fare quello che si vuole, da soli. La felicità e la libertà si realizzano solo se condivise."
Martina esprime pensieri che rimandano ad una profonda autenticità:
"Essere liberi significa poter fare ciò che si ritiene corretto, ciò che riflette i nostri valori, le nostre voglie e desideri, ciò che inconsciamente facciamo, essere nel luogo in cui la mente vaga. 
La libertà è innamorarsi di chi davvero si ama, dare un bacio nel preciso momento che si desidera; dire "no" quando si ha paura e "si" quando si vuole correre il rischio, quando si vuole decidere da soli; libertà è anche aprire una finestra e affacciarsi. 
Libertà è pensare ciò che si vuole, poter correre ovunque, scappare quando si ha paura, urlare quando si è terrorizzati  e ridere quando si è felici. Ma la libertà è essere liberi di vivere come si desidera."
Paolo ribadisce il valore della propria autonomia:
"La libertà è un bene prezioso che non deve essere violato; infatti ogni uomo può decidere di essere come vuole. Può vestirsi come vuole; basta che non faccia cose bruttissime come uccidere altra gente o rubare"
Alberto porta delle considerazioni partendo da esperienze concrete:
"Io sono libero quando posso decidere se lavorare o studiare, sono libero se posso uscire di sera o no, sono libero quando posso decidere se votare e chi votare".
Per Francesca libertà "significa essere indipendenti, non solo mantenersi da soli, lontano dai genitori, ma anche psicologicamente e mentalmente affrontando le proprie scelte e decisioni."
Infine Fabio sottolinea un aspetto significativo, per lui infatti "la libertà si manifesta nelle piccole cose semplici della quotidianità. Un esempio potrebbe essere il giornalista della Stampa Domenico Quirico, rapito in Siria, che ha scoperto come la libertà è proprio nelle piccole azioni e cose di ogni giorno..."

Da questi pensieri appare evidente come definire la libertà non è affatto semplice. E' un termine ampio con molteplici sfaccettature ed i giovani sanno cogliere delle immagini interessanti.


martedì 1 ottobre 2013

La libertà e le regole

Diceva Luigi Sturzo: «La libertà è come l’aria: si vive nell’aria; se l’aria è viziata, si soffre; se l’aria è insufficiente, si soffoca; se l’aria manca si muore».
La libertà è un tema molto caro ai giovani. Si reclama libertà si vuole essere liberi...
Spesso però non si hanno le idee chiare sulla vera libertà.
Ecco un lavoro a scuola con le classi terze dell'Istituto Raineri - Marcora di Piacenza .
Si tratta di considerazioni degli alunni su questo tema così importante e coinvolgente.
Siamo partiti da uno spunto di riflessione.
L'uomo è libero, ma la sua libertà è limitata da regole che lo tutelano e tutelano la società in cui vive. Cerca di spiegare che cosa sono queste regole.
Iniziamo con Stephany:
"Le regole alla fine non hanno un ruolo di ostacolo per la libertà, sono indispensabili per vivere senza caos e per vivere insieme. Libertà di dire, di fare, di essere, di pensare ed investire in sogni..."
Aggiunge Giacomo:
"Queste leggi servono per tutelare noi e chi ci sta intorno, tuttavia penso che tutto questo potrebbe essere riassunto in una semplice legge: "fai tutto ciò che vuoi senza andare a ledere gli altri"; che Gesù disse sotto forma di: "ama il prossimo tuo come te stesso".
Mentre Giovanni dà un esempio concreto della libertà limitata da regole:
"Un esempio è la Costituzione, serve per non creare ingiustizie e preservare la libertà nei limiti del possibile, cioè essere liberi permettendo anche agli altri di esserlo."
Luca così si esprime:
"Secondo me l'uomo non è mai del tutto libero tranne che per la violenza. Essere liberi non significa andare al lavoro tutti i giorni, ma libertà significa fare quello che ti piace senza pensare al parere degli altri"
Invece Tommaso ribadisce il senso delle regole:
"Ci sono tante regole che mi proteggono e anche se io mi sento in trappola loro mi proteggono."
Infine Lorenzo:
"La libertà è una scelta, un giudizio, una responsabilità. Questo significa che tutto ciò che facciamo non è sempre quello che poi va bene per noi."
Pensieri diversi, interessanti che esprimono vari stati d'animo:
il desiderio estremo di evasione da un mondo che ci va stretto, 
il  riconoscimento dell'importanza di norme, leggi e diritti,
il bisogno di investire in sogni...
Considerazioni che fanno emergere le potenzialità dei nostri giovani e i loro pensieri che spesso non sappiamo raccogliere...
Puoi aggiungere il tuo commento sarà un ulteriore arricchimento di queste riflessioni...

lunedì 23 settembre 2013

Studenti e ora di religione

Riprendo un articolo di di Barbara Leone del maggio 2009 sul sito studenti.it dove vengono pubblicati i dati di un'inchiesta fatta con gli studenti delle scuole superiori.
Emerge che il 41% degli studenti è favorevole allo studio della religione a scuola, mentre il 31% ritiene che sia un'imposizione ingiusta. E molti ragazzi ritengono che sia giusto studiare a scuola tutte le religioni


Dopo le affermazioni di Papa Benedetto XVI sull'importanza dell'ora di religione a scuola, abbiamo chiesto agli studenti se è giusto che la religione venga insegnata nel percorso di formazione. Gli studenti, in un certo modo, si dividono tra coloro che pensano che l'ora di religione sia importante, anche per chi non crede, e coloro che invece la considerano un'imposizione ingiusta. In linea di massima, però, gli studenti italiani sono favorevoli all'ora di religione nelle scuole: infatti per il 41% dei ragazzi che hanno partecipato alla nostra inchiesta l'ora di religione si deve fare a scuola, contro il 31% degli studenti che invece si dichiarano contrari.
inchiesta religione a scuola

Tra gli studenti favorevoli, il 29% dichiara che è utile come approfondimento culturale ed il 12% che serve ad aprire la mente. Tra gli studenti contrari, il 20% ritiene che non si deve insegnare perché la scuola è laica e l'11% la ritiene una imposizione ingiusta. Oltre a queste affermazioni, il 16% pensa che a scuola andrebbero insegnate tutte le religioni, non solo quella cristiana, mentre per l'8% la religione dovrebbe rimanere nei luoghi di culto, che sono più adatti delle scuole per insegnarla.

Gli studenti si sono confrontati su questo argomento, esponendo i loro pensieri: credenti e atei hanno espresso chiaramente la loro idea sulla religione. Per Nella è importante che si insegni la religione a scuola perché "ci aiuta a migliorare la nostra società attuale e ci fa capire meglio anche la storia" e dovrebbero seguirla tutti, anche coloro che non sono cattolici. Mea è "pienamente d'accordo con il Papa. L'ora di religione è essenziale per la formazione culturale dei giovani, senza contare che essa è parte integrante della storia degli stati di tutto il mondo. Senza lo studio delle religioni non si potrebbe capire buona parte della letteratura, della storia, della geografia, per non parlare dell'arte. Una cultura può essere completa soltanto con il suo studio. E cultura completa non vuol dire solo "discussione sulle tematiche attuali" come viene presa in molte scuole, ma studio approfondito dei principi di tutte le principali religioni. Ciò non vuol dire assolutamente cercare di inculcare l'idea dell'esistenza di un Dio o trasformare tutti in cattolici, ma rendere tutte le persone, anche coloro che rifiutano queste fedi, consapevoli delle loro origini e scelte". Per Tommy "l'ora di religione è un'ora ottima per discussioni di etica e problemi pubblici. Faccio le superiori e l'ora di "religione" c'è stata solo fino alle medie, poi gli argomenti dalle superiori sono spaziati in argomenti più ampi come società, immigrazione ecc. Penso che chiaramente non può essere un'ora di "catechismo", ma è utile. Sono cattolico, penso che il Papa sia una persona magari non santa ma che di certo non parla a vanvera. E non mi sento meno intelligente di chi la definisce una cosa da ottusi".

crocifisso a scuolaDomenico ritiene che "l'insegnamento della cultura religiosa a scuola sia uno strumento per capire meglio ciò che siamo e come lo siamo diventati. Inoltre ritengo che conoscere le varie religioni possa essere un modo per dare un senso, tanto cercato, alla nostra vita. Ed è sbagliato pensare alla religione come un qualcosa solo da monaci, sacerdoti o chi altro... è, al contrario, una cosa che appartiene a tutti noi, in prima persona, senza nemmeno accorgersene". Per Sabata, "sarebbe davvero bello se l'ora di religione fosse un'ora di confronto sia fra le varie religioni sia fra temi di attualità che possano entrarci con la religione (dalla pena di morte all'eutanasia) ma sfortunatamente in molti casi è né più né meno di un'ora in più di catechismo che molti di coloro che la frequentano non hanno scelto davvero spontaneamente ma spinti dai genitori o dal modo in cui venivano additati da compagni e maestri se non la frequentavano; inoltre, è vero che la religione, qualunque sia quella a cui si aderisce, dà un senso alla propria vita, però ci sono sempre più persone che sembrano essersi rassegnate, e magari di ciò si vantano anche, o alla certezza assoluta che la nostra vita non sia altro che un incidente del tutto casuale e che non esista nulla al di là di questa o, peggio, all'impossibilità di conoscere quale sia la verità, sia essa una vita dopo la morte oppure la fine di tutto nel nulla".

C'è anche chi si dichiara contrario alle persone che diventano intolleranti a chi la pensa diversamente, sia quelle persone che "credono ciecamente a tutto ciò che c'è scritto nella Bibbia e a quel che dice il Papa parola per parola e compatiscono svilendoli coloro che non hanno la loro stessa opinione", sia quelle persone che al contrario "credono alla scienza ed al processo sperimentale scientifico e non possono accettare che questa stessa scienza non riesca a dimostrare la non-esistenza di un Dio creatore che anche solo ha dato il colpetto al mondo come diceva Voltaire e che ci siano persone che possano credere in qualcosa che non si vede ma si sente dentro di sé". E dichiara di poter "accettare il pensiero di un cristiano se dimostra di non aver chiuso la propria mente alla razionalità".

Per Serena, anche se ha scelto di non seguire l'ora di religione a scuola, "lo studio della religione, che nel corso degli anni non si limita soltanto al cattolicesimo, è da considerarsi "un qualcosa in più", che può essere interessante perché ci arricchisce culturalmente" ed è quindi "giusto garantirne lo studio per chi è interessato". Per Giovanni, vedendo che nella sua scuola l'ora di religione è vista quasi come un momento di ricreazione durante il quale "molti ragazzi si fanno i fatti propri", "l'ora di religione dovrebbe essere usata come ora di sociologia, ma bisognerebbe parlare anche di religione ma non solo quella cattolica: ogni studente dovrebbe conoscere le basi di ogni religione".

religione a scuolaGraziano invece ritiene che "per il rispetto delle altre persone e della cultura la religione non dovesse proprio essere insegnata, se non solo a storia come evento accaduto. Perché non credo proprio che non interferisca con la libertà... interferisce eccome! Un ragazzo da 5 a 14/16 anni cosa vuole capire della cultura e della verità? Gli puoi dire anche che è un alieno che lui ci crede". Graziano sostiene quindi che la religione non "ti dà niente. Ti dice solo che è così e ti condiziona a seguire certi comportamenti per rispetto di Dio" e che "sia una limitazione vera e propria, oltre ad una delle menzogne più grandi che sia mai stata raccontata". Per Daria "la religione va insegnata, ma non quella cristiana. Si deve parlare e discutere su tutte le religioni di questo mondo e conoscerle, così che tutti possano imparare qualcosa in più sulla propria. Quindi si richiede anche maggior preparazione da parte dei prof". Ed infine c'è chi, come Cinzia, considera l'ora di religione come "inutile, antieducativa e per persone ottuse", ma allo stesso tempo dichiara che "è importante" perché la vede come "un'ora di ricreazione".

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