Ricordo, nella mia esperienza di educatore in una casa
accoglienza di malati AIDS, il volto esile e fragile di una ragazza che si chiamava
Maria Josè.
Non so più che fine abbia fatto, avevo avuto notizia che si
era allontanata volontariamente dalla Comunità e penso sia stata inghiottita di nuovo dal mondo delle dipendenze.
Una giovane dotata anche di un piglio artistico. Mi ha lasciato infatti un suo disegno qui
pubblicato che esprime tutta la sua personalità.
In questa composizione artistica emerge una luce che vuole,
a mio avviso, abbattere tanti spettri di paure e angosce che si nascondono dentro di noi.
Penso che lei avvertiva la forza di questa luce, ma non ha
saputo e voluto accoglierla.
Riporto il suo scritto che mi ha dedicato quando ho lasciato
la Casa Accoglienza per dedicarmi all’insegnamento nella Scuola.
Ciao Riccardo, chi ti
scrive è una ragazza forse un po’ matta, che ha perso la via e la vita…
Ti ho conosciuto qui,
in un posto dove devo ricercare me stessa.
Le tue parole mi sono
state di aiuto, con te mi sono trovata molto bene, mi dispiace molto che te ne
vai, ma forse la vita ha deciso così…
Mi fa molta tristezza
che tu vada, ma forse l’insegnamento è la tua vita.
Spero che ti
ricorderai di noi, per me è stata una bella esperienza conoscerti, mi lasci
comunque qualcosa nel cuore.
Non dimenticarti di
noi, ti auguro una vita felice e io spero di riuscire nella mia. Mi mancherai
molto.
Con affetto José.
Ritrovando questo scritto, a distanza di anni, ho provato
rammarico perché queste parole ci ricordano tutte le persone fragili di cui
spesso ci dimentichiamo.
Si tratta di vissuti umani
che si portano dentro profonde lacerazioni, esperienze difficili e drammatiche.
Spesso ci viene voglia di dire che se la sono cercata loro
quella vita… Ma non è possibile liquidare così le sofferenze dell’umanità. Il
Giubileo della Misericordia di Papa Francesco ci invita a dare perdono ai più lontani
e dimenticati.
Non so più dove sia Maria José, ma stasera ritrovando questo
suo scritto la ricordo con affetto e tenerezza.
Le sue parole e il suo disegno, che esprimono una ricerca di luce, mi
mettono nel cuore tanta tristezza e malinconia per non essermi più ricordato di
lei.
José, pur nell’esperienza della malattia, era una persona
solare che anche nella sua frase di saluto finale fa emergere il calore riposto in ogni cuore.
Con le sue stesse parole voglio affidarmi ad una speranza:
ci sarà un sole che
risplenderà ancora nelle nostre vite e che ci riscalderà…
Dovunque tu sia: ciao José
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