L’Evangelii
Nuntiandi è una Esortazione apostolica di Papa Paolo VI, del 1975, che si fonda
proprio sull’ “impegno di annunziare il vangelo agli uomini del nostro tempo”.
Lo stile di
Paolo VI è quello di arrivare al cuore delle persone “animate, dalla speranza,
ma, parimente, spesso travagliate dalla paura e dall’angoscia.” (n.1)
L’allora
cardinale Bergoglio ha citato il documento nel suo intervento in Congregazione
Generale prima del Conclave:
“Pensando al
prossimo Papa, c’è bisogno di un uomo che aiuti la Chiesa a uscire da se stessa
verso la periferia esistenziale dell’umanità, in modo da essere madre feconda
della ‘dolce e confortante gioia di evangelizzare’”.
Frase
ripresa dal n.80 della Evangelii Nuntiandi, dove Paolo VI si appella al fervore
dei santi per evangelizzare, espressione che poi sarà il corollario della Evangelii Gaudium di
Francesco.
Un accenno
importante, dell’Esortazione di Papa Montini, è quello allo Spirito Santo come
agente principale dell’evangelizzazione. “E’ lui che spinge ad annunziare il Vangelo e che
nell'intimo delle coscienze fa accogliere e comprendere la parola della
salvezza.” (75)
Ma la
suggestione più significativa che emerge, a mio avviso, dal documento, è la testimonianza
personale di chi evangelizza.
La mancanza
di coerenza tra il dire e il fare, vissuta da coloro che annunciano il Vangelo,
è un’antinomia fastidiosa e intollerabile.
E’ ormai
universalmente riconosciuta una frase di Paolo VI, rifluita poi nella Evangelii
Nuntiandi, che ne riassume il suo pensiero:
“L'uomo
contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i
maestri lo fa perché sono dei testimoni…”(n.41)
Il testo poi
incalza:
“La Chiesa
evangelizzerà mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù,
di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo…”
(n.41)
Considerazioni
significative e forti che fanno ben comprendere la strada profetica che la
chiesa deve percorrere con persone autentiche e veritiere.
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