Amo: leggere, fare esperienza di ogni tipo, avere ragione ed essere contraddetto.
Disdegno: le melanzane, le menzogne e l’ignavia.
Desidero avere un impatto positivo sul mondo
Il libro di Nicolò è stato scritto per aiutare i bambini dell’orfanotrofio Dayavu Boy’s Home in India protagonisti del romanzo.
‘Uno’ è il sogno di quando ero bambino.
Il
sogno di quando perdevo i denti da latte e gli adulti mi chiedevano:
‘Cosa vuoi fare da grande?’ E io, con loro sorpresa, anziché il cowboy,
l’astronauta o il calciatore, rispondevo: ‘Lo scrittore!’
‘Uno’ è il sogno di quando ero ragazzino, e i genitori dei miei compagni di scuola non volevano che i figli giocassero con me, perché ero diverso.
‘Uno’ è il sogno di un adolescente che sfuggiva alla solitudine rifugiandosi nei libri. Scendeva le scale di cellulosa, si chiudeva la copertina alle spalle come fosse una porta blindata, e lì si chiedeva: ‘Ma chi sono io?’
Solo che poi il sogno si spegne. Come una lucciola. Se la stringi troppo nel palmo della mano la sua luce palpita, e infine svanisce. Muta. Sepolta.
‘Uno’, infine, smise di essere il mio sogno. E io smisi di scrivere.
Sono stato bocciato, due volte. Ho avuto problemi con la legge, e me la sono vista brutta. Ho litigato con ogni singolo membro della mia famiglia, e ci siamo detti il peggio, ancora e ancora. Ho avuto problemi con i miei coetanei. Ho iniziato a vedere uno psicologo.
E mi sono innamorato. Un amore dolce, metallico, ossessivo.
Ero spezzato, con quell’ingenuità di cui solo gli adolescenti sono capaci.
Avevo vent’anni, e non ne potevo più di me stesso.
‘Uno’ è il sogno di quando ero ragazzino, e i genitori dei miei compagni di scuola non volevano che i figli giocassero con me, perché ero diverso.
‘Uno’ è il sogno di un adolescente che sfuggiva alla solitudine rifugiandosi nei libri. Scendeva le scale di cellulosa, si chiudeva la copertina alle spalle come fosse una porta blindata, e lì si chiedeva: ‘Ma chi sono io?’
Solo che poi il sogno si spegne. Come una lucciola. Se la stringi troppo nel palmo della mano la sua luce palpita, e infine svanisce. Muta. Sepolta.
‘Uno’, infine, smise di essere il mio sogno. E io smisi di scrivere.
Sono stato bocciato, due volte. Ho avuto problemi con la legge, e me la sono vista brutta. Ho litigato con ogni singolo membro della mia famiglia, e ci siamo detti il peggio, ancora e ancora. Ho avuto problemi con i miei coetanei. Ho iniziato a vedere uno psicologo.
E mi sono innamorato. Un amore dolce, metallico, ossessivo.
Ero spezzato, con quell’ingenuità di cui solo gli adolescenti sono capaci.
Avevo vent’anni, e non ne potevo più di me stesso.
Decisi di partire.
Per far fronte alla critica condizione economica famigliare vendetti tutto quello che avevo in camera: scarpe, camicie, videogiochi, libri e fumetti, maglioni, giocattoli, orologi.
Un giorno di marzo, circondato dagli amici più cari, comprai alla cieca e di nascosto un biglietto aereo per l’India. Poi decisi di unirmi a un progetto di volontariato internazionale che mi spedì in un piccolo orfanotrofio del Sud.
A vent’anni, insoddisfatto e asfissiato dalla realtà che mi circondava, spinto da questo impulso a scoprire il mondo con i miei occhi, partii.
Quel giorno ricominciai a scrivere...
C O N T I N U A! sul sito di Nicolò
Per far fronte alla critica condizione economica famigliare vendetti tutto quello che avevo in camera: scarpe, camicie, videogiochi, libri e fumetti, maglioni, giocattoli, orologi.
Un giorno di marzo, circondato dagli amici più cari, comprai alla cieca e di nascosto un biglietto aereo per l’India. Poi decisi di unirmi a un progetto di volontariato internazionale che mi spedì in un piccolo orfanotrofio del Sud.
A vent’anni, insoddisfatto e asfissiato dalla realtà che mi circondava, spinto da questo impulso a scoprire il mondo con i miei occhi, partii.
Quel giorno ricominciai a scrivere...
C O N T I N U A! sul sito di Nicolò
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