Dentro la classe
Ora di religione: un blog aperto a tutti gli studenti per confrontarsi e riflettere insieme...
sabato 30 dicembre 2023
Il senso della vita tra filosofia, letteratura e psicologia
venerdì 1 dicembre 2023
Don Claudio e Baby Gang
La fragilità dei ragazzi
“I giovani che incontro - ha affermato don Claudio - sono di una fragilità estrema. Quando poi sono in confidenza con me, mi dicono di aver subito bullismo. Ciò significa che il bullismo nasce, non per attaccare, non perché vuoi prenderti la soddisfazione di mettere in difficoltà un altro ragazzo, ma perché è come un sistema di difesa. Io ti attacco per evitare che tu scopri la mia debolezza che mi rende fragile. Allora, prima di subire ancora ti faccio vedere chi sono. Tiro fuori i miei artigli, anche se non li ho”. In questo modo don Burgio ha spiegato l’accentuarsi di tanti fenomeni di bullismo oggi.
Don Claudio e Baby Gang
“Qualche anno fa è arrivato in carcere - ha aggiunto don Burgio - un quindicenne che non parlava mai, né con gli assistenti sociali, né con con gli psicologi. Dopo un anno e mezzo finalmente mi chiede: “Don, ci ho pensato su tanto, e vorrei venire nella tua comunità”. Gli rispondo come mai volesse venire da me, e lui mi ha risposto che era appassionato di musica. “So che nella tua comunità - mi dice - si fa musica, ed io farò il cantante”. Allora io ci ho pensato un paio di giorni e gli ho detto che l’avrei accolto: “Lo chiediamo al giudice, però farai musica - gli ho fatto presente - e la farai sul serio, quindi comincia a scrivere le tue canzoni. Ti porterò io personalmente a registrarle in studio di registrazione”.
Certo adesso i ragazzi sanno di chi parlo. Lui mi spalanca la sua vita e così è iniziata la fiducia tra noi. Il ragazzo in questione è Baby gang, pseudonimo di Zaccaria Mouhib, nato a Lecco, 26 giugno 2001, uno dei più inquietanti rapper del momento. Per gli adulti è un pericolo sociale, per me è un ragazzo. Ascoltando le sue canzoni, mi sono chiesto: come è possibile che tanti ragazzi delle case popolari abbiano già vissuto tutte queste cose? La trap è il racconto di storie impossibili, eppure vere. E’ iniziato tutto così…con un incontro imprevedibile”.
La testimonianza di Daniel
Un altra storia descritta da don Claudio è quella di Daniel, al Beccaria per una rapina in banca. “Tre anni di carcere - racconta don Burgia - con vari trasferimenti per cattiva condotta. Uscito dal carcere, ne passa due anni da noi in comunità, ma, terminato il periodo, finisce nuovamente in cella, a San Vittore stavolta. Allora mi ricontatta per chiedermi di nuovo aiuto. Lo riprendo senza ombra di dubbio, nonostante tutti me lo avessero sconsigliato. Quella è stata la volta buona: è tornato a scuola a 23 anni e poi si è anche scritto all’università. E’ appena uscito il suo libro, dal titolo “Ero un bullo”, che vi consiglio (“Ero un bullo – La vera storia di Daniel Zaccaro” di Andrea Franzoso, De Agostini editore)”. Una testimonianza - per don Burgio - che evidenzia come dei giovani, immersi nella devianza, grazie ad incontri significativi, sono riusciti a cambiare”.
Riscoprire l'umanità dietro le sbarre
Il carcere come istituzione ha sempre suscitato dibattiti e controversie, ma raramente si è riusciti a focalizzare l'attenzione sulla reale necessità di rieducazione e sulla mancanza di un approccio umanitario verso i detenuti. A Piacenza, l'intervento del cappellano del carcere minorile di Milano "Beccaria", ha gettato nuova luce su questa questione, evidenziando con forza come la detenzione spesso prevalga sulla rieducazione nelle strutture carcerarie.
Don Claudio ha ribadito con fermezza che il carcere non dovrebbe essere solo un luogo di punizione, bensì un ambiente finalizzato alla ricostruzione delle vite. Ha sottolineato come la mentalità giustizialista, che si concentra esclusivamente sulla punizione senza un reale impegno nella riabilitazione, debba essere superata. È essenziale passare da un'ottica repressiva a un approccio che ponga al centro l'educazione.
“Si può costringere un ragazzo, una volta che ha sbagliato, - ha sottolineato don Burgio - a buttarlo dentro una cella e sperare che cambi, si pensa che una cella possa fare da deterrente, ma può in qualche modo avviare un cambiamento? Nei miei 18 anni di cappellano al Beccaria e nei miei 23 anni di comunità vi dico la verità, non ho veramente mai avvertito che solo in forza delle regole si possa cambiare”.
Adulti credibili
Don Claudio ha evidenziato l'importanza di offrire ai giovani figure adulte credibili e autentiche. La mancanza di adulti capaci di trasmettere autenticità e fiducia ha portato a una deriva in cui i valori positivi vengono banalizzati. Don Claudio ha criticato coloro che, purtroppo, esprimono superficialmente concetti come "fai il bravo", senza comprendere appieno il significato del bene e del male. Per questo, secondo lui, risulta più affascinante per i giovani il male, poiché la mancanza di autenticità rende il bene poco convincente.
Nel suo discorso, don Claudio ha anche evidenziato una critica verso una visione distorta del cristianesimo, spesso presentato come una serie di riti tradizionali senza profondità e autenticità. Questo modo superficiale di trasmettere la fede rischia di privare i giovani della possibilità di esplorare la propria spiritualità in modo significativo e personale.
È interessante notare come, nonostante tutto, don Claudio abbia sottolineato che i giovani, ognuno a modo proprio, nutrono comunque una forma di fede.
Spiccare il volo
Don Claudio Burgio, concludendo il suo intervento a Piacenza, ha consegnato un messaggio potente e motivante ai giovani presenti. Con voce carica di speranza, ha incoraggiato i ragazzi a osare, a sognare in grande, e a credere nelle loro capacità.
Invitandoli a "spiccare il volo" e a "volare alto", don Claudio ha sottolineato l'importanza di avere fiducia in se stessi, di perseguire i propri obiettivi con determinazione e di non limitarsi dalle difficoltà o dalle circostanze avverse. Ha esortato i giovani a credere nelle proprie potenzialità, a non temere di sognare grandi traguardi e di perseguire i propri sogni con coraggio e determinazione.
martedì 18 aprile 2023
Visita alla Basilica di Sant'Antonino a Piacenza
La visita alla basilica di Sant'Antonino a Piacenza, dello scorso 1 aprile, con la guida di Marco Carubbi, è stata un'esperienza che ha suscitato grande interesse ai ragazzi della 2B ITAS del Raineri-Marcora.
martedì 31 gennaio 2023
martedì 13 dicembre 2022
Dapprincipio: l'adolescenza
Capita a volte di sgridare i ragazzi per i loro atteggiamenti un po’ lunatici o per la propensione a lanciarsi in comportamenti rischiosi o lasciarsi trascinare dal gruppo. Ma la realtà dei fatti è che gli adolescenti attraversano una fase fondamentale della vita, anche dal punto di vista dello sviluppo cerebrale. All’origine di comportamenti sociali bizzarri o apparentemente inadeguati dimostrati a questa età ci sono precise basi neurologiche. Alcune regioni, come la corteccia prefrontale, responsabile dell’inibizione di atteggiamenti inappropriati, devono ancora svilupparsi completamente; altre, come il sistema limbico, centro delle sensazioni di piacere o ricompensa, sono invece particolarmente sensibili ed eccitabili.
sabato 29 ottobre 2022
giovedì 29 settembre 2022
La sfida dell’insegnamento della religione cattolica in questo “cambiamento d’epoca”
“Viviamo un tempo nuovo, non tanto un’epoca di cambiamenti quanto un “cambiamento d’epoca” come ci ricorda Papa Francesco. Vale per tutte le donne e gli uomini segnati da anni di fatica, ma anche di nuove risorse incontrate. Vale anche per la scuola e per noi Idr all’interno di questa”: sono le parole introduttive formulate dall’equipe dell’Ufficio Scuola della diocesi di Piacenza-Bobbio, per presentare la Giornata di formazione e presa di servizio degli idr diocesani, svoltasi il 3 settembre, nella Sala degli Arazzi, al Collegio Alberoni di Piacenza.
Il saluto ai neopensionati
(Daniela Mazzoni, don Stefano Garilli e Giovanni Marchioni) |
L’incontro è stato preceduto dal saluto e la consegna della targa ricordo ai due neo-pensionati insegnanti di religione: don Stefano Garilli e Daniela Mazzoni.
Il Direttore Ufficio Scuola, prof. Giovanni Marchioni, ha ricordato l’impegno dei due docenti che si sono spesi per tanti anni nell’insegnamento della religione cattolica: don Garilli, docente alla scuola media di Ferriere e Mazzoni al liceo Colombini. Intense e sentite le parole di Daniela Mazzoni che ha ripetuto la poesia di congedo letta agli alunni fra cui le frasi: “Ho incontrato tanti mondi… Ho vissuto una bellezza profonda, ho cercato di ascoltare, capire, abbracciare… In quegli incontri ho trovato risposte…”.
Nuovi paradigmi
La tavola rotonda, coordinata dalla prof.ssa Federica Bassi, si è focalizzata sul tema: “Leggere e interpretare i segni dei tempi. La scuola alla ricerca di nuovi paradigmi di senso”. Con l’aiuto dei relatori: prof.ssa Maria Antonietta Maggio, collaboratrice di pedagogia speciale all’Università di Parma, prof. Dimitris Argiropoulos, docente di didattica e pedagogia speciale all’Università di Parma e don Giordano Goccini, parroco e teologo, già incaricato della pastorale giovanile dell’Emilia Romagna, si è riflettuto sulla disciplina della Religione Cattolica che ha bisogno di essere letta, interpretata e insegnata con paradigmi nuovi, capaci di leggere la storia in cui siamo immersi per “guardare” con occhi di speranza ai bambini/ragazzi/giovani che vengono affidati agli idr.
(I relatori: Maggio, Argiropoulus, Goccini) |
Il mondo adulto in crisi
“Oggi il mondo adulto - sintetizziamo il pensiero del prof. Argiropoulos - non propone relazioni vere, c’è una aridità comunicativa, manchiamo di “entropatia”, cioè la necessità di sentire dentro l'altro, il farsi recettivi rispetto alla sua interiorità, ci affidiamo all’effimero, consumiamo istanze di non senso”. Quindi per il docente universitario c’è bisogno di un autentico modo di rientrare in relazione con l’altro basato sulla capacità spirituale di accedere e di comprendere come se si fosse al posto dell’altro.
“Oggi è cambiato tutto tranne il pranzo domenicale dalla nonna”: ha affermato sorridendo don Giordano Goccini. “Non c'è più un mondo adulto stabile - ha aggiunto - anche la scuola è friabile, gli adulti sono evanescenti e i ragazzi trovano stabilità dalla nonna che sempre è guardata con affetto”.
Anche la prof. Antonietta Maggio ha sottolineato la doppia visione che si vive nel quotidiano: la nostalgia di un passato e la paura del futuro. “Essere docenti oggi - ha precisato - significa essere professionisti della complessità, gestire mondi diversi, prendere ciò che di buono c'è stato e superare lo scollamento tra ciò che crediamo e ciò che vediamo”.
Vi precede in Galilea
Un altro aspetto del nostro modo di vivere odierno è la mancanza di un sano conflitto. È ciò che ha evidenziato Dimitris Argiropoulos, sottolineando come, nelle relazioni, viviamo una pace generica. “Si deve invece - ha aggiunto - convivere pacificamente pur nella divergenza di opinioni. Se litigo, se sono in conflitto con l’altro, sviluppo interesse nei suoi confronti. È un processo di reciprocità e di conoscenza di cui abbiamo bisogno”.
Altra cosa da lasciare - per don Giordano Goccini - è l’idea dell'impero, cioè del mondo dominato dal progresso, dalla sovrabbondanza dei beni…
“Quel modello ha dominato fino a qualche anno fa, - ha spiegato il teologo - mentre oggi viviamo in un modello sociale de-istituzionalizzato, dobbiamo avere la percezione che siano in un mondo disordinato e nei nostri progetti bisogna sempre trovare una sfida”.
L’allusione conclusiva al vangelo di Matteo: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea” di Maria Antonietta Maggio è stata significativa perché ha evidenziato l’importanza di riprendere tutto il cammino personale, fatto anche di delusioni, di sconfitte. “Significa entrare in classe con una storia alle spalle, anche con il dolore, le negatività che però maturano e fanno crescere”.
È lo stesso pensiero, nell’ omelia alla Veglia Pasquale, di papa Francesco:
“Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria; senza paura, “non temete”. Rileggere tutto - la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento - rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore”.