giovedì 13 dicembre 2018

AVERE un AMICO AUTISTICO è una sfida bellissima


Ricco di emozioni l’incontro con l’Associazione “Oltre l’autismo”, svoltosi nell’Aula Magna dell’Istituto Raineri di Piacenza.
L’Associazione “Oltre l’autismo” nasce a Piacenza nel maggio 2003 con lo scopo di far conoscere questa sindrome e si pone, come finalità, il miglioramento della qualità di vita delle persone con autismo e patologie correlate
“L’autismo è definito da qualcuno come un puzzle con un pezzo mancante… Ho sperimentato il mio “autismo” come un cesto, con molti puzzle diversi, tutti mescolati tra loro e a ciascuno manca qualche pezzo, ma c’è qualche pezzo in più che non appartiene a nessuno di quei puzzle.”
Sono intervenuti Patrizia Chiappa, coordinatrice dei progetti, Simone Rausa, psicologo e responsabile progetti di "Oltre l'autismo". Toccanti le parole di Maria Grazia Ballerini, presidente dell’Associazione, mamma di Luca, ragazzo autistico.
“Spesso questi figli sono considerati ragazzini che hanno vizi… perché si comportano male….
Luca ce ne ha fatto passare di tutti i colori, quand’era piccolo e venivano gli educatori in casa, uscivano piangendo perché ricevevano sputi, spintoni, pizzicotti. Il problema di Luca era quello di non riuscire a parlare, aveva grossi problemi di comunicazione”.
La disabilità mentale è una delle più difficili. È dura accettare chi ti fa del male perché questi ragazzi hanno “comportamenti problema”.
Non è facile amare chi costantemente ti fa del male, chi ti provoca, ti tocca sul vivo…
“I genitori di fronte a questi modi di agire - ha ribadito Maria Grazia - devono mettersi in gioco. Però non è facile che gli altri capiscano i grossi problemi che sono dietro a questi ragazzi, allora spesso le famiglie si chiudono… Hanno però bisogno di amici anche loro. Vi capisco, scegliere di avere un amico autistico non è una cosa semplice, però credetemi è una sfida bellissima!
Entrare nel loro mondo, quando hai delle conoscenze, ti viene meno la paura che è quella di non sapere cosa fare. Infatti è quando ti metti veramente in ascolto che comprendi una persona, comprendi degli aspetti che prima non avevi considerato.
La vita è una unica e irripetibile, la partita è questa, siamo tutti coinvolti…
Cosa posso fare io?  Ognuno può dare il suo piccolo contributo. Solo tutti insieme si vince la battaglia dell’inclusione sociale. Vogliamo costruire il futuro di questi ragazzi. La scuola è il trampolino di lancio fondamentale ed è il miglior progetto di inclusione”.

martedì 20 novembre 2018

ALTRUISTI SI DIVENTA - The Fundamentals of Caring

Film del 2016 con la regia e la sceneggiatura di Rob Burnett.
Interpreti principali: Paul Rudd, Craig Roberts, Selena Gomez e Jennifer Ehle.

“Fornire assistenza non è solo nutrire, vestire e pulire una persona. Ma soprattutto capire come gestire una relazione tra chi presta la propria opera di supporto e chi ne ha bisogno”.
E' così che si apre la storia di Altruisti si diventa (titolo originale: The fundamentals of caring), film prodotto dalla Levantine Films in collaborazione con Netflix. Una storia particolare che, in un’epoca e in una società quanto più votata, per la propria sopravvivenza, all’individualismo, si avvicina ad una tematica scomoda, quella dell’assistenza.
Altruisti si diventa racconta la storia di un ex scrittore che, dopo la pubblicazione di due romanzi,in seguito ad un dramma familiare, abbandona il suo passato per rincorrere una nuova professione: quella dell’assistente ai disabili, per l’appunto. E’ grazie a quest’ultima che conosce Trevor, un ragazzo con una malattia rarissima (la distrofia muscolare di Duchenne) del quale dovrà prendersi cura.

Bene, leggendo tutto ciò, sarà già arrivata la depressione a qualsiasi lettore ma purtroppo, nonostante le aspettative della trama, Altruisti si diventa non è nulla di noioso, di penoso e di strappalacrime come si potrebbe pensare.
La pellicola è una commedia che nasce dal dramma e si trasforma in un inno alla vita e che paradossalmente ci mostra come spesso ad una malattia del corpo (come quella di Trevor) non corrisponda la voglia di lasciarsi andare, ma il desiderio di lottare e di continuare ad essere curiosi del mondo e della vita. Trevor, infatti, è un ragazzo con un innato senso dell’umorismo: quando incontra per la prima volta Ben, fa finta di strozzarsi e nel corso di tutto il film continuerà questa sua burla verso l’assistente. Trevor è curioso e desidera fare le cose più strane del mondo come andare a vedere la fossa più profonda della Terra ed è un ragazzo semplice a cui se gli si chiede: ”Se avessi le gambe,quale sarebbe la prima cosa che faresti? ”risponde “La pipì in piedi”.

Il centro del film è rappresentato dal viaggio che Ben propone a Trevor per fargli realizzare proprio il suo sogno di andare a vedere questa buca profondissima. Il viaggio sarà la metafora per la crescita e la maturazione sia del ragazzo che, inaspettatamente, di Ben. Durante il tragitto due i personaggi incontrati che saliranno sul loro furgone: Peekes, una donna incinta al suo ultimo mese e Dot (Selena Gomez), una ragazzina scappata di casa desiderosa di cambiar vita che conquisterà Trevor.

Dopo varie peripezie ed incontri (il più importante quello con il padre del ragazzo), il racconto si chiuderà con la nascita della figlia di Peekes grazie all’aiuto di un inesperto e sconvolto Ben che riuscirà a superare il suo dramma interiore, la sua malattia, grazie proprio a chi per una malattia in futuro morirà, ma ne ride facendo la pipì all’impiedi sulla fossa più grande mai creata.
Recensione di Ester Genovese (domanipress.it)
Trevor deve superare il trauma di esser stato abbandonato dal padre appena è risultata manifesta la sua infermità;
il figlio di Ben, forse per una distrazione del padre, è morto sotto una macchina; la prova definita di recupero del proprio valore, sarà per Ben, quella di aiutare una donna a partorire in un parcheggio.

lunedì 15 ottobre 2018

NOI SIAMO INFINITO (The perks of being a Wallflower)

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È il 1991 e Charlie (Logan Lerman) è un ragazzo molto intelligente, ma allo stesso tempo timido e insicuro, che osserva il mondo intorno a sé tenendosi in disparte. Un giorno due carismatici ragazzi dell'ultimo anno, la bella Sam (Emma Watson) e il suo impavido fratellastro Patrick (Ezra Miller), lo prendono sotto la loro ala protettrice accompagnandolo verso nuove amicizie, il primo amore, il primo bacio, le prime feste, le rappresentazioni del Rocky Horror Picture Show e la ricerca della colonna sonora perfetta della loro vita. Allo stesso tempo, il suo professore di inglese, il sig. Anderson (Paul Rudd) lo introduce al mondo della letteratura, facendo nascere in lui il sogno di diventare scrittore. Tuttavia, nonostante la felicità raggiunta, il dolore del suo passato, segnato dal recente suicidio del migliore amico Michael e dall'accidentale morte di una sua cara zia, tormenta ancora Charlie. Quando i suoi amici più grandi si preparano a lasciare il liceo per il college, l'equilibrio precario del ragazzo inizia a sgretolarsi, fino a palesare una dolorosa verità.(da comingsoon.it).

Recensioni da mymovies


In un cinema che rispecchia il mondo sempre più frenetico che ci circonda, sempre alla ricerca di emozioni più forti, avevamo bisogno di un film che ci ricordasse quali siano le vere emozioni. E non importa se non tutte quelle emozioni sono positive perché la vita vera è questa. La solitudine di un adolescente che cammina in mezzo a tanti ragazzi, il senso di colpa per eventi al di fuori del suo controllo, l'euforia per un piccolo gesto, le tragedie. Tutto fatalmente accentuato dallo spirito degli adolescenti anni '90 che Chbosky riesce a cogliere come pochi prima di lui. Un film frizzante, con dialoghi brillanti e a tratti davvero divertente, che racconta, tuttavia, dall'inizio alla fine una storia meravigliosa: "una storia triste" (smilzo)

"We can be heroes", chiunque noi siamo, anche se apparteniamo al club dei giocattoli difettosi.

Braccia larghe, vento in faccia e tutta la vita che ti ci sbatte contro; quella passata con le sue ombre ed i suoi equivoci, quella presente con la difficoltà di decifrarne il tempo, quella futura con tutto il potere che noi abbiamo su essa. Fa questo effetto questo bel film di Stephe Chbosky che non tratta semplicemente di adolescenza ed emarginazione, ma traccia con molta chiarezza la via che ciascuno deve affrontare per liberarsi del proprio senso di diversità ed eslusione e comprendere che si tratta semplicemente della propria identità, con tutti i potenziali e tutte le cicatrici del caso. (allaboutme)

Quando si tratta di dimostrare che esistono alti e bassi e che da ognuno di noi può dipendere la
felicità, la tristezza, la redenzione, la rinascita, la fine di qualcun altro, noi siamo infinito.
In una circostanza semplice, quanto lo è quella di ogni adolescente che si approccia al suo primo anno di liceo, legato alle sue paure, alle sue insicurezze, ai suoi dubbi, tornano a galla vecchi tormenti, tormenti di infanzie difficili, o solo di momenti dolorosi, di cambiamenti, di maturità, di scoperta, che tessono una trama intricata che si posa su fili fragili, facili da spezzare, sui quali si deve restare sempre in un precario equilibrio tendendosi la mano l'un l'altro per non cadere e scoprire che nessuno è solo una storia triste, ma che ognuno è vivo e può ancora sorridere, crescere, piangere, cadere, rialzarsi, felicitarsi, sognare, provare, continuare. (lisadp)

mercoledì 9 maggio 2018

Mai più un banco vuoto

E' molto commovente il video proposto da FARExBENE, una Onlus che combatte contro il bullismo.
Fa comprendere in modo molto chiaro come certe azioni, ritenute dagli autori semplici goliardate, possono avere effetti devastanti.
Bullismo e cyberbullismo travolgono speso drammaticamente la vita della vittima che si ritrova soffocata dalla vergogna e si abbandona al suicidio.
Il video, ispirato alla storia vera di Carolina Picchio, è un messaggio di grande riflessione da proporre in ogni aula delle scuole italiane.

mercoledì 7 marzo 2018

Dedicato a Beatrice per la perdita dei suoi genitori


Carissima Beatrice sono qui con i tuoi amici di classe dell’Itas e altri insegnanti perché insieme vogliamo manifestarti vicinanza, solidarietà e affetto.
La religione, materia che io insegno, ci porta ad avere speranza di fronte al buio della morte.
Ma ora il dolore per te sembra troppo e inaccettabile: solo  poco più di un mese fa la mamma ora il papà…
In un suo romanzo Isaac B. Singer, autore ebreo polacco vissuto in America, premio Nobel per la letteratura nel 1978, così scriveva:
«Credo che in qualche punto dell'universo debba esserci un archivio in cui sono conservate tutte le sofferenze e gli atti di sacrificio dell'uomo. Non esisterebbe giustizia divina se la storia di un misero non ornasse in eterno l'infinita biblioteca di Dio».
È il Salmo 56 ad esprimere con forza questa certezza:
«I passi del mio vagare tu li hai contati, le mie lacrime nell'otre tuo raccogli; non sono forse registrate nel tuo libro?» (v.8).
Nell'otre il beduino del deserto conservava la realtà più preziosa: l'acqua che gli permetteva di sopravvivere nelle marce lungo le piste assolate.
La religione ci aiuta a ritrovare in Dio, nel suo scrigno, le lacrime dell'uomo, quasi fossero perle da non lasciar cadere nella polvere della terra.
Nel suo «libro della vita» egli registra il lamento e il dolore delle sue creature.
Penso che questa sia la speranza: che le nostre lacrime non vadano perdute.
Beatrice siamo qui con te per condividere il tuo dolore, il tuo pianto…
Papà, che ti ha appena lasciato, insieme con mamma saranno sempre vicini a te nel tuo cuore.
La morte non può distruggere la forza e il coraggio con cui ti hanno cresciuto.
Il tempo non cancellerà il loro ricordo, anzi ne ravviverà i colori: quando penserai a loro e li sognerai.
La mancanza è un filo sottile che ci tiene sempre uniti e ci avvicina preparando il terreno per un eterno incontro.
Beatrice, la nostra preghiera è che i tuoi genitori possano illuminare il tuo cuore con la loro luce dandoti forza di continuare a combattere, affrontare la vita e non perderti d’animo. So che ce la farai… ciao e coraggio



domenica 25 febbraio 2018

The Edge of Seventeen - 17 anni (e come uscirne vivi)

"17 anni (e come uscirne vivi)" ha il merito di proporre una visione dell'adolescenza non quale età dello splendore, dell'irripetibile gioia e felicità; ma anzi quale difficile momento di transizione, pregno di dubbi e insicurezze CONTINUA

sabato 17 febbraio 2018

FREEDOM WRITERS

I giorni tra la fine d'aprile ed i primi giorni di maggio del 1992 fanno parte della storia degli Stati Uniti e della città di Los Angeles. L'ondata di violenza, sedata con l'intervento dell'esercito il due maggio dello stesso anno, pur se scatenata dall'assoluzione dei quattro poliziotti responsabili del pestaggio di Rodney King, era in realtà il culmine di una situazione ormai da molti anni in procinto di esplodere. Il sogno dell'integrazione e del "melting pot" aveva dovuto cedere alla dura realtà dei fatti: ogni comunità era un mondo a se stante, separato, governato da una paura che troppo spesso trovava il proprio sbocco naturale nella lotta tra gang, nell'odio razziale, nella violenza.
Freedom writers è un film tratto da una storia vera, e narra la vicenda di una coraggiosa insegnante, Erin Gruwell, che osò credere con tutto il cuore in un programma di integrazione razziale sorto
all'indomani delle rivolte a Los Angeles. I suoi alti ideali tuttavia si scontrarono molto presto con la crudele realtà dei fatti: da una parte dovette affrontare una classe problematica, caratterizzata da tensione e spesso dalla lotta per la sopravvivenza, mentre d'altro canto fu ostacolata da un establishment a favore dell'integrazione solo sulla carta, perché il nuovo sistema non faceva altro che perpetuare forme striscianti di segregazione nei confronti di categorie svantaggiate. La lotta della Gruwell è quindi una lotta dal basso e nel cuore di adolescenti che troppo presto nelle loro vite hanno conosciuto una sofferenza tale da renderli adulti precocemente e contro la loro volontà. Erin Gruwell trovò un proprio metodo spingendo i ragazzi a mettere su carta la loro rabbia e la loro frustrazione, facendo capire loro di non essere soli, ma di avere fin troppe esperienze negative in comune.
Hillary Swank, nel ruolo dell'insegnante, ha confessato di avere un debole per le storie vere (basti pensare alla protagonista di "Boy don't cry"), e anche in questo caso ci regala un'interpretazione degna di rispetto. Freedom writers riesce a condensare in due ore le sottili dinamiche che si instaurano tra classe ed insegnante e tra questi ed il mondo esterno. Si tratta di un film importante, che dimostra l'attualità della lotta per i diritti civili ancora oggi e nel paese più democratico del mondo. Freedom writers è un film che riesce a toccare, a tratti a commuovere, ma in ogni casi a dare un barlume di speranza se è vero che anche una donna sola può fare la differenza nella vita di molte
persone.  Mario Corso da FilmUP.com

I veri protagonisti della storia con Erin Gruwell al centro