sabato 31 agosto 2013

Scuola e Aids

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Parlare di AIDS con i giovani è un argomento di grande attualità e richiede profonda attenzione.
Un incontro che ha suscitato molto interesse si è svolto venerdi 9 marzo 2012 nell’aula magna dell’Istituto Casali di Piacenza.

Sono intervenuti due operatori - educatori della “Casa Accoglienza Don Venturini” di Piacenza situata nella località “La Pellegrina” sulla strada Agazzana, una struttura a servizio dei malati di AIDS guidata dalla Responsabile Francesca Sali.

Elisa e Luca, gli educatori intervenuti,  hanno proposto come base di partenza la riflessione sulla realtà dell’AIDS.

Brainstorming su AIDS
L’incontro è partito proprio con l’analisi di questo termine con la partecipazione diretta degli studenti che hanno espresso, partendo dalle loro conoscenze, parole attinenti alla malattia.
Gli alunni hanno dimostrato di sapere molte cose soprattutto sulla differenza fra HIV (il virus) e l’AIDS (la patologia) e le modalità di contagio.
E’emerso però che oggi l’AIDS non trova più sui mass-media il posto di rilevanza che gli era riservato negli anni ’90.
Una motivazione, sulla quale si sono fatte alcune considerazione, è quella che forse oggi la malattia viene percepita meno drammaticamente di qualche anno fa con meno paura.
Certamente oggi si muore di meno, le cure antiretrovirali sono efficaci per rallentare il processo di infezione HIV nel suo tradursi in AIDS conclamato. Quindi la vita dei malati si è prolungata in condizioni più accettabili, a patto che si osservino in modo scrupoloso le terapie giornaliere.
Però, fino ad  ora, ed è stato ribadito chiaramente durante l’incontro, non si è ancora trovato un vaccino per debellare questa malattia.
Dati alla mano evidenziano che nonostante la conoscenza di questa malattia i casi di contagio sono in aumento.

Il contagio
Dagli interventi degli studenti  e dalle riflessioni degli esperti si è evidenziato come oggi il maggior fattore di contagio è la via sessuale, mentre il rischio di trasmissione da sangue infetto è oggi molto più limitato. Questo tipo di contagio, attraverso il sangue, ha avuto la massima diffusione negli anni ’80 tra i tossicodipendenti.
Si è sottolineato come oggi invece , attraverso i rapporti sessuali, la sieropositività può essere trasmessa facilmente e spesso qualcuno rimane contagiato inconsapevolmente.
Infatti possono passare alcuni anni prima che si manifestino i sintomi della malattia, nel frattempo la persona contagiata può trasmettere, a sua volta, l’infezione.
Quindi emergono sempre più casi in tutte le fasce di età,  tra cui  anche persone sposate con famiglia.
Gli educatori hanno evidenziato quindi l’importanza del test e analisi del sangue, che si può richiedere con facilità nelle strutture ospedaliere.
Nell’ambito della sessualità è emerso perciò la necessità di una grande attenzione, di informazione, responsabilità e  prevenzione che vanno  attuate fra i giovani e anche la scuola assume un ruolo importante.
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La Casa Accoglienza Don Venturini di Piacenza
Oggi l’AIDS propone questioni più complesse di carattere sociale.
Le persone che chiedono un inserimento nelle comunità residenziali o altri tipi di appoggio sono sempre più autosufficienti,  meno inferme su un letto, con buone speranze di vita, ma presentano problemi sociali, penali , psichiatrici, richiedono dei progetti di accoglienza e progetti socio educativi e risorse per un reinserimento sociale pieno.
La Casa Don Venturini, gestita dalla associazione “La Ricerca”si propone questo obiettivo.
Infatti  prendersi cura della persona malata di Aids non significa solo farsi carico dei suoi bisogni sanitari e materiali, ma anche aiutarla a raccogliere il senso della propria vita.
Significa aiutarla a non arrendersi alla disperazione, rendendo possibile la riconciliazione con la propria vita, la propria famiglia, la propria umanità.
E’ questo il messaggio trasmesso dagli operatori che operano in questa realtà.
Si sono poi analizzate le caratteristiche di base dell’utenza di questa struttura con persone in Aids conclamato che hanno bisogno di accoglienza, contenimento, riabilitazione fisica, psicologica e sociale.
A conclusione dell’incontro si è ribadito l’invito a conoscere e interagire con questa realtà territoriale che presenta uno spaccato di sofferenza della nostra società e ha bisogno di essere conosciuta e apprezzata per il suo lavoro di accoglienza.

Violenza sulle donne: parliamone...



3054242986_02661f2651.jpgPer affrontare questo argomento parto da un episodio raccontato in un libro “Non mi piace il fatto che sei bella” di Loredana Frescura “ che mi ha molto colpito ed emozionato.
Il contesto del racconto:
Festa di chiusura d’anno della prima liceo.
Ci sono centinaia di ragazzi. Il ritrovo è per le 18 nella palestra della scuola.
Dopo qualche ora Rosa, la protagonista del libro si annoia e decide di tornare a casa. Appena fuori alcuni un po’ più grandi di lei le si fanno intorno…“Mi avvio verso la porta evitando di toccare le braccia sudate degli altri che bevono, fumano e ridono cercando di scambiarsi qualche battuta sopra il suono assordante della musica.
Fuori l’aria è fresca e il sole appena tramontato regala ancora qualche bagliore un po’ ammaccato.
Sento il mio nome; è come se fosse il richiamo di un incubo dal quale ci si vuole liberare.
“Ehi, Rosa, mica te ne starai andando, vero?”:
Sembra quasi la prima frase di un film, quella voce così roca e impastata, ho la sensazione che gli alcolici non fossero poi così vietati.
Me li trovo davanti mezzi seri e mezzi sorridenti, come volpi in perlustrazione vicino a un pollaio.
Provo a muovermi e quelli fanno un passo. Me li trovo intorno che mi fissano.
Ho paura, anche se non so bene da dove arrivi, se dallo stomaco che sta per rivoltarsi o dalla testa che cerca di imbrogliarmi rassicurandomi che tutto va bene, basta gridare.
Il dramma è che non ho voce.
La città sembra scomparsa, assorbita da qualche nuvola di passaggio; non c’è nessuno in giro, anche le macchine passano rade e veloci.
Uno dei tre allunga un braccio fino a sfiorare il mio giubbotto e sussurra:
“Belle gambe”. Gli altri due ridacchiano e si avvicinano: mi manca l’aria, forse sto per svenire, non sono mai svenuta in vita mia, anche se ci sono stata vicina la prima volta che
mi hanno fatto un prelievo e l’infermiera così gentile non trovava la vena, tirava fuori l’ago e lo rinfilava, poi borbottando lo tirava fuori di nuovo e sudava, sudava.
Forse a svenire si trova la pace, forse si fugge lontano e si vedono le immagini di quando eri nella pancia della mamma: Acqua tiepida e sicura, battito del cuore come musica Jazz, rotoli di adipe dove rimbalzare.
Adesso urlo. Viene fuori un fiotto di una sola vocale, che stride ma non fa rumore. I tre ridono di gusto.
“Non ti spaventare bambina. Ci divertiamo. La vita è così breve”.
Lo capisco che la mia paura li eccita, ma non posso non provarla: quante volte ho letto di queste situazioni? E le trovavo paradossali, vere, certo, ma forse un pochino esagerate. Invece no: sono tenaglie
infuocate che ti si chiudono sullo stomaco e ti senti senza mani e senza piedi, senza niente per lottare.
“Ehi, voi. Che cosa state facendo?”.
La voce, diversa, arriva da dietro. Nessuno si muove, uno dei tre apre la bocca: “Gabriele, vieni, c’è un pesciolino nella rete”.
Sento i passi che si avvicinano e prego che sia un poliziotto, un padre che è venuto ad aspettare la figlia o che è venuto a ricordarle l’orario per il rientro a casa, o magari Superman che elimina le scorie di criptonite.
Ho anche bisogno di fare la pipì, la vescica mi scoppia e sento crampi dolorosi alla pancia.
Ora vedo il nuovo arrivato e fermo le lacrime abbassando le palpebre: è uno del gruppo, è uno di loro.
”Ehi, idioti, lasciatela stare, che cavolo vi è preso?”.
Respiro di nuovo e tento lo sguardo nel suo. Non mi sta osservando: sembra pieno di collera. E’ ripulito dalla testa ai piedi, è perfetto, quasi la copia di un attore inglese, ma gli occhi sono fermi e lucidi;
forse lui non ha bevuto. Oh Dio, ti prego, fa che possa tornare a casa, subito.
Si fa largo nel cerchio e mi raggiunge.
“Ma dico, siete impazziti? Lasciatela stare. E tu ragazzina, vai a casa”.
Io, ragazzina, vado a casa, se solo le gambe si muovessero, se solo il respiro tornasse normale io volerei a casa, io mi fionderei a casa, e resterei lì mille anni, ti prego, spostami le gambe:
ti prego, Uomo Ragno, prestami tre o quattro zampe delle tue.
Sembrano riprendersi, sembra che un lume di ragione sia tornato.
“E dai, era solo uno scherzo, vero, piccolina?”.
Il cerchio si apre, ma io non mi muovo.
“Non vi sarete per caso calati? Ci mancava solo questa…”.
“Ma dai, Gabriele. Forse non ti piacciono più le ragazze?”.
Mentre, gli altri ridono, si sente un tonfo, mica tanto forte, uno splat dei fumetti, e quello con la bocca ancora aperta me lo trovo davanti, lungo disteso.
Finalmente mi scappa l’urlo, quello che era rimasto nella trachea a sostare pericolosamente. E’ un urlo bellissimo con tanta voce e tanta paura che si trasforma in rabbia.
Le gambe si muovono, prima i piedi accettano di fare qualche passo, poi volano via. Verso casa.”
(L. Frescura)
Un brano stupendo che mi ha commosso, con un abile penna, l'autrice, sa fermare i pensieri e le emozioni di Rosa ed esprime il suo stato d’animo, la paura dinanzi a una possibile violenza…
Casi di questo tipo purtroppo sono all’ordine del giorno.
Giovani che, magari si lasciano andare all’alcool, dopo di che in gruppo consumano stupri.
Alessandra Kustemann ginecologa, fondatrice nel 1996 del Soccorso Violenza Sessuale (SvS) della Mangiagalli di Milano parla in una intervista (Corriere della sera 20.08.2010),
dell’aumento degli stupri legati all’abuso di alcool(triplicati) negli ultimi dieci anni.
Ecco alcuni titoli di giornale, dove i casi si susseguono uno dopo l'altro:
«Fatta ubriacare e violentata» (Milano, 5 agosto);
«C'è un impasto di alcol e di lingue, nella violenza sessuale avvenuta a pochi passi da via Camerelle, nel cuore ultra-chic di Capri» (9 agosto);
«Avevamo bevuto un po' tutti, eravamo su di giri» (presunto stupro nei bagni della discoteca Maison a Castel Sant'Angelo, 11 agosto).
Un fenomeno - quello di una bevuta di troppo cui segue la maledetta aggressione - che i dati dell'Svs della Mangiagalli fotografano con forza: degli stupri avvenuti dal 1° gennaio al 17 agosto
di quest'anno, uno su quattro sconta l'effetto ubriacatura (25%).
L'età media delle vittime è tra i 15 e i 20 anni.
Questo rapporto del SvS ci fa comprendere come il fenomeno sia in netta crescita nei giovani.
«E il rischio di perdere la lucidità è sottovalutato», insiste la ginecologa, tra le prime in Italia a creare un centro con supporto medico, psicologico e sociale a favore di donne e bambini che hanno
subito violenza sessuale e domestica.
Nei primi otto mesi e mezzo del 2010 le violenze sessuali con vittime al di sopra dei 14 anni sono state 183. Per 42 le cartelle cliniche della Mangiagalli segnalano l'abuso di alcol tra le giovanissime
(nel 5% dei casi anche l'uso di droghe occasionali come la cannabis o la cocaina).
«Quando sono tra amici le ragazze spesso si sentono protette - ribadisce Kustermann -. Fidarsi troppo, però, può diventare pericoloso. È sempre meglio, per esempio, farsi accompagnare a casa in auto da più di un amico».
Non è un allarme eccessivo perché purtroppo l'alcol è socialmente accettato e non se ne vedono i pericoli.
L’alcol fa saltare i freni inibitori e scattano queste dinamiche di violenza.
Sempre la Kustermann in questa intervista sottolinea:
«Alla base di tutto c'è una questione (irrisolta) di educazione. Quella che deve portare i maschi, sempre e comunque, a rispettare le donne».
Quindi anche se c'è di mezzo un bicchiere di troppo, a mio avviso, il rispetto, l’autocontrollo sono elementi fondamentali per il vivere civile…
Un cammino ancora faticoso di educazione…
Però deve essere chiara, secondo me, da parte di tutta la società, la condanna di questi atteggiamenti attraverso anche la proposizione di regole più decise e una continua prevenzione.

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Steve Jobs e Jovanotti: pensieri e riflessioni degli alunni del Romagnosi e del Raineri di Piacenza

“Nella vita le sconfitte sono le svolte migliori, perché costringono a pensare in modo diverso e creativo” (Steve Jobs)

“Nel momento in cui si è sconfitti non ci si arrende mai, ma si cerca di sviare e superare il problema con soluzioni innovative e del tutto inaspettate, che in una situazione di così alto bisogno vengono viste come la chiave del problema.
Dopo una sconfitta il desiderio di risolvere il problema è così alto che si è pronto a tutto e le idee insolite sono la soluzione migliore” (Martina)

“Bisogna rialzarsi, andare avanti, fare ancora meglio, per arrivare al massimo delle nostre possibilità” (Mattia)

“Sbagliando non solo si può ripartire migliorando, ma si pensa anche più in grande, creando nuovi progetti” (Francesco)

“Con le sconfitte riusciamo a creare nuove cose, quindi riusciamo a crescere grazie ad esse, sono quelle che danno un senso alla nostra vita.” (Valentina)

“Si va avanti a testa alta senza avere rimpianti per il passato, contenta delle scelte, pronta a migliorare.” (Veronica)

“Una persona che non si è mai sentita “sconfitta” diventerebbe troppo sicura di sé ...” (Matteo)

“Nella vita non si può sempre vincere, quindi perdere è anche un bene per aiutarci a diventare più grandi” (Carmela)

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“Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te. (Jovanotti)

“Le scarpe piene di passi indicano gli anni della vita passati, il cammino già in parte compiuto.
La faccia piena di schiaffi presenta le sconfitte subite, dalle quali però si è  rialzato, grazie al supporto della madre che ha sempre creduto in lui.” (Martina)

“Sensazioni di dolore e tristezza per la perdita della madre e per le delusioni della sua vita in generale.” (Matteo)

“Arriva subito” come fosse una preghiera, quasi una supplica … Lo dovrebbe riconoscere perché ha la faccia piena di schiaffi, forse è stato maltrattato … Le scarpe piene di passi, gli occhi pieni di te, tutte le lacrime che gli rigano il volto sono rivolte a sua madre." (Gaia)

"Jovanotti esprime il suo dolore con espressioni da bambino, in ognuno di noi c’è il fanciullo che aspetta di essere portato a casa da scuola." (Francesca)

"L’immagine che mi suscita questa canzone è quella di un bambino rimasto senza madre, davanti a scuola, spaventato e con una irrefrenabile voglia di piangere. Il percorso fatto a piedi dal ragazzino, sperando di incontrare sua madre, dà prova del profondo legame madre-figlio." (Luca)

"Inizialmente quando ho iniziato ad ascoltare questa canzone facevo fatica a cantarla, mi sembrava molto triste, pensavo che si riferisse a un momento della vita di Jovanotti in cui era stato lasciato solo e mi rispecchiavo molto in quelle parole. Dopo che ho scoperto che si riferiva alla perdita della madre l’ho compresa ancor meglio e ho rivissuto dei miei dolori."  (Francesco)


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“Insomma, non è possibile ‘unire i puntini’ guardando avanti; si può unirlo solo dopo, guardandoci all’indietro. Così bisogna aver sempre fiducia che in  qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire.
Bisogna credere in qualcosa: il nostro ombelico, il destino, la vita il Karma, qualsiasi cosa.
Perché credere che alla fine i puntini si uniranno ci darà la fiducia necessaria per seguire il nostro cuore.” Steve Jobs

"La vita è infinita e tutto ciò che puoi fare o imparare se lo vivi al meglio è la cosa più bella di tutte." (Lorenzo)

"Seguire la strada del proprio cuore è la decisione giusta e fa la differenza nella vita." (Diego)

"Questo pensiero esprime speranza e fiducia. La speranza si fonda su qualcosa in cui si crede, come la religione, mentre la fiducia è data dalle esperienze che ci guidano nelle scelte migliori." (Giovanni)

"Significa andare avanti anche se alcuni fattori ostacolano il nostro cammino." (Marco)

"Unire i puntini significa che a distanza di tempo riusciremo a rispondere a molte domande, potremo capire che quello che abbiamo fatto era quello che il nostro cuore voleva." (Francesca)

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“Io e te…che ci abbracciamo forte,
io e te, io e te…
che ci sbattiamo porte,
io e te, io e te …
che andiamo contro vento,
io e te, io e te …
che stiamo in movimento,
io e te, io e te …
che abbiamo fatto un sogno
che volavamo insieme,
che abbiamo fatto tutto
e tutto c’è da fare,
che siamo ancora in piedi
in mezzo a questa strada,
io e te, io e te …”  Jovanotti

"Quando si trova una persona che ci fa stare bene e ci rende felici, essa diventa indispensabile per la nostra vita e senza di essa niente ha più senso." (Elena)

"Questa canzone mi fa ricordare che il mondo non è solo male, ci sono momenti che non vorresti mai dimenticare." (Elisa)

"Io e te: sono due semplici parole, ma che significano molto. Rappresentano ciò che proviamo quando siamo innamorati, infatti l’unica cosa a cui riusciamo a pensare è questa: io e te …" (Giulia)

"Che siamo ancora in piedi e, nonostante tutto, siamo ancora insieme. Anche se siamo sfiniti, la cosa più importante è che abbiamo una strada da seguire." (Erica)

"Jovanotti vuol farci capire che l’amicizia c’è, quello che ti rende felice esiste, basta cercarlo senza arrendersi mai. "(Silvia)

"Jovanotti in questa canzone ritrova la semplicità delle piccole cose a stretto contatto con la propria essenza e la natura." (Nicole)

A proposito di diritti dell'uomo riflessioni con una classe

Pochi avranno la grandezza di trasformare la storia, ma ognuno di noi può adoperarsi per modificarne anche una piccola parte: la storia di questa generazione verrà scritta dalla totalità delle singole azioni, verrà delineata proprio dagli innumerevoli e differenti atti di coraggio e fiducia.
Ogni volta che un singolo individuo si schiera per un ideale, o agisce per il bene degli altri, o combatte contro l’ingiustizia, dà vita ad un’onda di speranza, onda che andrà ad incontrare altre onde innalzate da altrettante fonti di convinzione e forza, creando una corrente che sarà in grado di abbattere le più alte mura di oppressione e opposizione. Robert F. Kennedy
Queste parole introducono in maniera eccellente il tema dei diritti umani.

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI ABBREVIATA

Articolo 1 - Diritto all'Eguaglianza

Articolo 2 - Libertà dalla Discriminazione

Articolo 3 - Diritto alla Vita, alla Libertà ed alla Sicurezza della Propria Persona.

Articolo 4 - Libertà dalla Schiavitù

Articolo 5 - Libertà dalla Tortura e dai Trattamenti Degradanti

Articolo 6 - Diritto al Riconoscimento della propria Personalità Giuridica.

Articolo 7 - Diritto all'Eguaglianza dinanzi alla Legge

Articolo 8 - Diritto al Ricorso a Competenti Tribunali.

Articolo 9 - Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10 - Diritto ad una Equa e Pubblica Udienza.

Articolo 11 - Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo.

Articolo 12 - Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza.

Articolo 13 - Diritto alla Libertà di Movimento all'interno e all'esterno del proprio Paese.

Articolo 14 - Diritto a Chiedere Asilo in altri Paesi qualora si venga perseguitati nel proprio.

Articolo 15 - Diritto ad una Cittadinanza e Diritto a Mutare Cittadinanza.

Articolo 16 Diritto di Sposarsi e di Fondare una Famiglia.

Articolo 17 - Diritto ad avere una Proprietà Personale.

Articolo 18 - Diritto alla Libertà di Credo e di Religione.

Articolo 19 - Diritto alla Libertà di Opinione, di Espressione e di Diffondere Informazioni.

Articolo 20 - Diritto alla Libertà di Riunione e di Associazione Pacifica.

Articolo 21 - Diritto di Partecipazione al Governo del proprio Paese e Diritto a Libere Elezioni.

Articolo 22 - Diritto alla Sicurezza Sociale.

Articolo 23 - Diritto al Lavoro, alla Libera Scelta dell'Impiego e Diritto a far parte di Sindacati.

Articolo 24 - Diritto al riposo ed allo svago.

Articolo 25 - Diritto ad un Tenore di Vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della propria famiglia.

Articolo 26 - Diritto all'Istruzione.

Articolo 27 - Diritto di prendere parte liberamente alla Vita Culturale della Comunità.

Articolo 28 - Diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29 Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.

Articolo 30 - Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in esse enunciati.

In classe abbiamo aperto un dibattito e, riguardo al primo diritto all'uguaglianza, sono emerse interessanti considerazioni.
Manuel dice che le differenze, purtroppo sono inevitabili, se c'è un primo mondo per forza ci sarà il secondo e il terzo.
Questa disuguaglianza è molto difficile da combattere.
Si potrebbe però organizzarsi meglio, nei paesi ricchi bisognerebbe sprecare di meno con raccolte differenziate, sviluppo sostenibile ecc.
Chiara sottolinea come negli stati del terzo mondo ci sono forme di sfruttamento. Le persone vengono usate come schiavi e il guadagno va in mano nelle tasche di pochi che si arricchiscono sempre di più.
Anche i leader politici di questi stati spesso sono corrotti e non pensano al bene comune , ma a loro interessi.
Manuel evidenzia come anche nella nostra società c'è troppa differenza tra i super ricchi che hanno tutto, hanno tanta servitù e persone che gli manca il minimo necessario.
Nicola dice che chi dispone di tanta ricchezza dovrebbe dare a chi possiede meno, esistono troppe diversità: categorie super pagate tipo calciatori, gente spettacolo...
Il sistema attuale di governo inoltre non aiuta, infatti si innalzano le tasse e le pagano sempre i più deboli.
Salvatore parla che a questo punto bisognerebbe fare una rivolta sociale...

Le riflessioni uscite, che denotano attenzione a queste problematiche, rappresentano un sentire comune, ma anche un'analisi lucida e interessante dell'odierna società.