domenica 5 giugno 2016

Riscoprire Cristo a partire dall’ebraismo


Trent’anni fa la visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma. 
L’imprenditore Squeri: la mia bisnonna Mariagrazia Vigevani faceva parte della Comunità ebraica di Cortemaggiore

"Siete i nostri fratelli maggiori”: parole storiche quelle pronunciate nell’aprile 1986 da Giovanni Paolo II nella visita alla sinagoga di Roma, confermate poi dai suoi successori, Benedetto XVI e Francesco. Il cristianesimo è strettamente legato all’ebraismo. “Io ho riscoperto la fede cristiana grazie all’ebraismo – racconta l’imprenditore piacentino Dario Squeri, alla guida della Steriltom di Casaliggio, azienda di trasformazione del pomodoro che esporta in tutto il mondo -. La mia bisnonna, Mariagrazia Vigevani, era di origine ebrea, così mia nonna e poi mamma. L’origine ebraica si trasmette attraverso la madre”.
La bisnonna apparteneva alla comunità ebraica di Cortemaggiore, nata nel ’500 dopo l’espulsione, da parte dei Farnese, degli ebrei dalla città di Piacenza. La comunità ebraica trovò ospitalità nelle terre dei Pallavicino”. Da alcuni anni Dario Squeri è in contatto, fra l’altro, con la comunità ebraica di Roma che è la più antica della diaspora.
Gesù, una figura sconvolgente
“Gesù anche per un ebreo – sottolinea Squeri - è una figura sconvolgente; guardandolo con gli occhi dell’Antico Testamento, ne diventa l’espressione più grande e più forte”.
“La condanna di Cristo, da parte di Israele, emerge soprattutto dal Sinedrio dove dominavano i Sadducei, legati ai romani: non mettevano in discussione la legge scritta e non credevano nella vita
Dario Squeri
eterna. Un secolo prima di Cristo gli Esseni avevano invece aperto una nuova strada in
contrapposizione alla concezione rigida della Torah. Dagli Esseni nascono i Farisei, che a mio parere vanno in un certo qual modo riabilitati. I farisei cercano uno sviluppo dell’ebraismo, riflettendo sulla Legge e si contrappongono al potere sacerdotale e al Sinedrio. I Sadducei sono i discendenti di Aronne e rappresentanti delle famiglie più ricche. I farisei invece provenivano da un ceto più povero ed erano più aperti di mentalità. Gesù discute con loro e questo confronto fa nascere pagine stupende del Vangelo.
“A promuovere la condanna di Cristo – puntualizza Squeri - non è il mondo farisaico, tanto meno quello romano, ma i Sadducei che non volevano nessuna modifica dell’ordine costituito. Cristo non è condannato perché faceva miracoli, neanche per le Beatitudini, ma per aver affermato di essere «Figlio dell’uomo », cioè per aver detto che Dio si è fatto uomo e che in Lui l’uomo diventa Dio. Questa cosa risultava devastante per il mondo sadduceo e per il Sinedrio perché significava la loro fine, la fine del loro potere e la fine anche del Tempio. Gesù non è un rivoluzionario politico, ma è un rivoluzionario dello spirito che sconvolge sul piano sociale e apre la Torah ad una nuova dimensione”.
La Torah, un corpo vivente
“La Torah, l’insegnamento della volontà di Dio , viene fatta risalire a Mosè e si struttura storicamente dopo il ritorno dall’esilio a Babilonia verso il 520. La classe sacerdotale del popolo s’impegna, insieme ad Esdra, per evitare il disperdersi della tradizione orale, a trascrivere gli antichi racconti. Mentre si ricostituisce il Tempio di Gerusalemme, i sacerdoti iniziano così la stesura della Torah. Essa rappresenta per l’Ebraismo un corpo vivente, la Parola di Dio che si manifesta all’uomo. Così viva che quando si legge la Torah al sabato nella sinagoga, per rispetto, nell’indicare i versetti da leggere, non si usa la mano, ma lo Yad, una piccola mano d’argento: così non si tocca fisicamente il rotolo della Scrittura. La Torah non può mai essere stracciata; anche quando viene lacerata per il grande uso liturgico nella lettura del libro, viene sepolta come se fosse un vero corpo vivente in un’area della sinagoga stessa, chiamata Ghenizah”.

Gesù, un ponte tra le religioni
Gli scontri e l’alta tensione oggi sul piano internazionale non dipingono un orizzonte roseo davanti all’umanità. “Cristo può essere il punto di contatto per costruire la pace: Gesù è al centro del cristianesimo, è legato all’ebraismo e come profeta si trova anche nel mondo islamico. È Lui il ponte tra questi mondi che sembrano tanto lontani. Sarà un cammino lungo e faticoso, terribile, ma riuscire a ricollocare la figura di Cristo come unificante, come il Messia che riunisce le grandi religioni monoteiste, sarà la più grande rivoluzione della storia. Noi cristiani ci siamo, in un certo senso, appropriati troppo di Cristo, staccandolo dalla sua origine ebraica”.
Una tradizione in movimento
“La Torah ha sviluppato una parte legislativa, la Alakah, i 613 precetti. Di questi, 248 sono precetti positivi («devi fare…»), e 365 sono negativi («non devi…»). Accanto all’Alakah, la legge scritta, c’è l’Haggadah, la parte narrativa della Legge, basata sul racconto. Su queste tradizioni nasce la Misnah è il primo nucleo del Talmud e della Gemarah (che significa completamento). Nei secoli – prosegue Squeri - si sono alternati nell’ebraismo anima precettistica e anima mistica. Oggi il mondo ebraico è estremamente frastagliato al suo interno. Gli ortodossi, ad esempio, non accettano la donna rabbino, sulle leggi del sabato sono molto rigorosi, vietano di andare in macchina, di usare il telefono, mentre la parte riformista ha assimilato molti aspetti della civiltà moderna anche nella tradizione del sabato”.

Davide Maloberti Riccardo Tonna
Da "Il Nuovo Giornale del 27/05/16



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