martedì 7 gennaio 2014

Evangelii gaudium

I punti chiave di questa Enciclica che espone la sintesi del pensiero di Papa Francesco sono, a mio avviso, due.
Il primo è un'immagine nuova di chiesa e il secondo riguarda l'economia che uccide.
Una Chiesa nuova
Ecco la sua immagine di Chiesa:
"Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia...". 
Un comunità decisamente più aperta. 
Le sue riflessioni sono stimoli significativi per portare la comunità cristiana in un costante atteggiamento di “uscita”, non quindi di chiusura e arroccamento su se stessa.
Più che l’autopreservazione auspica per la Chiesa un invito ad andare fuori e partire dalle periferie del mondo...
L’economia che uccide
Il Papa scrive nella Evangelii Gaudium che «questa economia uccide» pone esattamente il problema che il sistema economico capitalistico, così come oggi si è evoluto, mette a rischio la vita. 
Quindi occorre molto pensare per sostituirlo con uno migliore, non per orientamento ideologico, ma perché in gioco c’è la sopravvivenza dell’uomo. 
Le parole dell’Esortazione sono in fondo molto semplici e l’analisi altrettanto evidente.
"Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. 
Questa economia uccide. 
Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. 
Questo è esclusione. 
Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. 
Questo è inequità... 
In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. 
Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. 
Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare. 
Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza...".


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